A fronte di irrisorie cifre sui contagi della
pandemia Covid-19 - i positivi risultano
poco più di mille, i decessi trentasei, ma i controlli rivolti alla popolazione
sono pressoché assenti - l’infezione compare improvvisamente dentro i palazzi
governativi. Lo annunciano le stesse autorità statali che hanno ottenuto test e
tamponi per il personale amministrativo, registrando ben quaranta casi di
positività. Gli impiegati e gli addetti alla sicurezza potrebbero essersi
infettati nell’edificio del Consiglio Nazionale di Sicurezza, che dovrà essere
sanificato. L’allarme, allargato alle centinaia d’incaricati e inservienti delle
strutture, è scattato per proteggere il settantunenne presidente Ghani,
soggetto a rischio per essersi tempo addietro ammalato di tumore. Sale
l’allerta anche negli apparati Onu presenti a Kabul e per le truppe Nato. Il
locale ministero della Salute sostiene d’aver predisposto un piano
antipandemico, ma questo forse può riguardare chi lavora negli uffici centrali
(e a seguito di quanto è accaduto, le falle appaiono comunque evidenti), non
certo la gran parte della popolazione per la quale valgono le norme igieniche
generali e il giornaliero ‘fai da te’. E’ probabile che un certo contenimento
della diffusione virale derivi dalle oggettive condizioni di isolamento della
vita quotidiana, imposto nelle città dal timore attentati. Sebbene, poi, nelle
abitazioni il sovraffollamento sia una costante a Kabul come nei centri
maggiori. Di fatto non esiste la possibilità di ricevere informazioni da zone
rurali e aree periferiche, le notizie provengono esclusivamente dalla capitale
e dalle strutture ufficiali. Ad esempio, è stato reso noto che i reparti
sanitari finora dedicati alla lotta alla polio sono stati riconvertiti
all’emergenza Covid. Ma come in tutto il mondo, accanto ai timori per la salute
è la buia prospettiva economica a mettere in ginocchio coloro che mangiano solo
se riescono a vendere qualcosa al mercato o agguantano un lavoretto giornaliero.
Il Paese con l’80% di tasso di povertà e il 30% di disoccupazione non potrà che
veder salire tali percentuali in caso di blocco totale. Sebbene probabilmente
questo blocco non sarà né ferreo né prolungato. Le forze dell’ordine sono
preoccupate da altre emergenza, quella degli attentati sul territorio non è mai
venuta meno. E le tensioni coi talebani, già ai ferri corti con Ghani che
non vuole attuare l’accordo di Doha liberando i miliziani reclusi, in più i
turbanti minacciano una rottura con gli Stati Uniti che hanno ripreso i raid
coi droni pur avendo sottoscritto il cessate il fuoco. Il quadro evidenzia un ‘tutti
contro tutti’ sotto diversi punti di vista: sul fronte finanziario Washington ha
(almeno nelle intenzioni) tagliato un miliardo di dollari d’aiuti a Ghani che, con
gli ultimi colpi di testa, ostacola la prosecuzione dei colloqui inter-afghani.
Questo denaro avrebbe fatto comodo nella fase economica recessiva che si
prospetta. Mentre un obolo viene dalla Banca Mondiale (dove il presidente ha
lavorato a lungo), la promessa di venti milioni di dollari per contenere i mesi
neri che si profilano all’orizzonte è un alito di vento in un Paese vessato e costretto
alle elemosine.
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