domenica 19 aprile 2020

Iran, medici a rischio infezione


Cifre epidemiche in crescita in Iran. A preoccupare maggiormente sono le grandi concentrazioni urbane, ma nel Paese si teme una ripresa dei focolai infettivi per il riavvio delle attività voluta dal governo e da talune categorie, tutti preoccupati dalle ristrettezze economiche. Immagini provenienti dal grande bazar di Teheran mostrano tante saracinesche abbassate e scarse presenze nei negozi e nei centri commerciali a nord della capitale, verso Tajrish. Comunque altri scorci rivelano un cospicuo traffico automobilistico sulle arterie di scorrimento e un discreto numero di persone per via e sui mezzi di trasporto pubblico. Ciascuno più o meno protetto. Restano tuttora serrati ristoranti, palestre, scuole, università e le stesse moschee. Per tutti si prevede l’apertura in una terza fase, dopo aver monitorato quel che accadrà quando l’iniziativa mercantile entrerà a pieno regime. Ma le autorità clericali dovranno valutare come comportarsi nel mese sacro del Ramadan che inizia fra quattro giorni, una fase che dopo il digiuno diurno prevede riunioni più o meo ampie per il pasto serale. Con  interviste concesse a qualche corrispondente di testate internazionali è il personale medico a lanciare un doppio allarme: rivolto alla popolazione, per la quale ora si teme un incrudimento dei livelli infettivi, e diretto ai colleghi che alla stregua dei sanitari di tante nazioni, lavorano, si contaminano, muoiono per mancanza di un’adeguata protezione. Così alcuni ospedalieri, mantenendo per ragioni di sicurezza l’anonimato, avanzano dubbi sui numeri dell’epidemia offerti dal governo: circa 80.000 infettati e poco più di cinquemila vittime. Gli interpellati sostengono che i medici deceduti sono più del doppio dei 42 morti annunciati dall’agenzia di Stato. Sul tema d’una realistica lettura delle cifre semplicemente raddoppiando quelle diffuse dal ministero della Salute si sono espressi anche alcuni parlamentari. In ogni caso nessuno contesta, magari per scaramanzia, il dato offerto da alcuni giorni sul numero dei decessi a Teheran sceso sotto le cento unità. Per i medici uno scottante problema resta la prevenzione durante l’assistenza nei reparti Covid-19. La fornitura di mascherine, guanti, tute risulta insufficiente. Così pensando all’incolumità propria e dei pazienti chi può si procura quel che riesce a trovare sul mercato ufficiale e ufficioso, e lo fa a proprie spese. Questi acquisti seguono forniture dai canali asiatici, visto che l’embargo occidentale continua a ostacolare e ostracizzare la Repubblica Islamica. Ma individualmente, solo i dottori che svolgono anche un’attività privata - e dispongono d’un reddito maggiore dei colleghi ospedalieri, pagati meno di 100 dollari mensili - possono procurarsi il citato materiale, che resta di non facile reperibilità.

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