Nella sordità dell’establishment algerino verso la
protesta di strada inscenata anche davanti ai seggi, comunque iper protetti
dalla polizia, i ‘manovratori elettorali’ conservano la coerenza di premiare un
anziano uomo della vecchia guardia statale: Abdelmadjid Tebboune,
setttantaquattrenne, già premier, seppur per pochi mesi nel 2017. I dati
diffusi gli attribuiscono un 58% di consensi che lo fanno presidente al primo
turno. Mette in fila Bengrina, beneficiario d’un 17.38% e Benflis col 10.55%.
Per la cronaca Mihoubi è quarto (7.2%), Belaid ultimo con 6.6%. Il vuoto di
potere, di fronte alla contestazione che continua a denunciare elezioni pilotate,
sarebbe stato uno spettro con cui fare i conti. Però la testardaggine della casta
militare, nascosta dietro il presunto simulacro di democrazia, può trasformare
la disapprovazione popolare in aperta rabbia. Le autorità statali hanno diffuso
una percentuale di votanti pari al 40%, minoritaria ma non troppo. La gente,
che comprende le mosse truffaldine anche degli organi d’informazione, già
stamane era scesa in strada, a dimostrare la sua contrarietà alla presunta
svolta di chi non vuole ascoltare. La marea algerina contesta. Continua a contestare,
sostenendo che quest’elezione truccata non può celare la continuità e la
contiguità col vecchio regime che piace ai militari. Nella capitale l’agenzia Afp ha raccolto notizie di azioni
dimostrative fin dentro i seggi, col blocco in qualche caso delle votazioni
prima che gli agenti ristabilissero l’ordine, usando al massimo i manganelli.
Più violento il boicottaggio operato in zone periferiche (viene citata la
regione di Kabilia), dove l’etnìa berbera ha per tradizione il dente avvelenato
contro il governo centrale. Lì dove taluni seggi sono stati attaccati da
dimostranti contrari alla consultazione, le forze dell’ordine li hanno dispersi
con gas lacrimogeni. Qualche analista già scuote la testa e commenta che la
tendenza a far finta di nulla, espressa dall’apparato politico ufficiale, non
normalizza il Paese e neppure quest’elezione riuscirà a farlo. Il vento
dell’Hirak (il movimento di pretesta) proseguirà e diventerà più impetuoso.
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