Il Senato della Repubblica Italiana si lava la coscienza
offrendo all’unanimità la cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Unica eccezione
le trentatrè astensioni dei post-fascisti di Fratelli d’Italia, la cui unica
coscienza è rivolta a sbattere in faccia la porta ai fratelli migranti di Zaki.
Il pronunciamento è significativo eppure potrà servire a poco, come s’è
affrettata a precisare una voce del governo, seppure di vice ministro. Marina
Sereni, dello stesso schieramento di Francesco Verducci, promotore
dell’iniziativa portata al cospetto del Parlamento, e vice al dicastero degli
Esteri ricorda che “la cittadinanza
acquisita è priva di effetti pratici davanti al diritto internazionale”, infatti
quella d’origine ha un peso prevalente. Eppure la vice di Di Maio promette
l’impegno dell’Esecutivo in ogni sede per il conseguimento della liberazione
dello studente egiziano, specializzando presso l’università di Bologna. Un
ennesimo governo italiano, quello ‘salvifico’ di Draghi, s’appresta a rispolvera
iniziative di facciata. Quando è palese che l’autocrazia di Sisi, che negli
anni ha sequestrato, torturato e assassinato migliaia di Zaki, uno dei quali
era il nostro concittadino Giulio Regeni, si fa beffa della magistratura
italiana. La quale, individuati i cinque mukhabarat
responsabili dell’omicidio del ricercatore, ne chiedeva l’arresto e
l’estradizione senza ottenere risposta alcuna. Ancor più irritante la posizione
della presidenza egiziana che ha sorvolato gli inviti del secondo governo Conte
per l’ottenimento di giustizia. Eppure, anche in quell’occasione il Primo
Ministro, s’è fermato lì. E peggio, come altri esecutivi che l’avevano preceduto
(uno lo guidava sempre lui), ha deciso di non interrompere rapporti diplomatici
né quelli economici col Paese degli omicidi, delle carcerazioni, delle torture.
I lobbisti di Eni, Leonardo, Fincantieri che alla Farnesina, al Mise e forse, nello stesso
Palazzo Chigi, contano più di ministri,
premier e dei partiti che li esprimono, decidono su presente e futuro della
politica estera, che resta totalmente subordinata non alla ragion di Stato ma a
quella degli affari. E al cittadino italo-egiziano Zaki resta solo l’afflato di
amici e sodali.
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