mercoledì 14 aprile 2021

Zaki, l’italo-egiziano prigioniero

Il Senato della Repubblica Italiana si lava la coscienza offrendo all’unanimità la cittadinanza italiana a Patrick Zaki. Unica eccezione le trentatrè astensioni dei post-fascisti di Fratelli d’Italia, la cui unica coscienza è rivolta a sbattere in faccia la porta ai fratelli migranti di Zaki. Il pronunciamento è significativo eppure potrà servire a poco, come s’è affrettata a precisare una voce del governo, seppure di vice ministro. Marina Sereni, dello stesso schieramento di Francesco Verducci, promotore dell’iniziativa portata al cospetto del Parlamento, e vice al dicastero degli Esteri ricorda che “la cittadinanza acquisita è priva di effetti pratici davanti al diritto internazionale”, infatti quella d’origine ha un peso prevalente. Eppure la vice di Di Maio promette l’impegno dell’Esecutivo in ogni sede per il conseguimento della liberazione dello studente egiziano, specializzando presso l’università di Bologna. Un ennesimo governo italiano, quello ‘salvifico’ di Draghi, s’appresta a rispolvera iniziative di facciata. Quando è palese che l’autocrazia di Sisi, che negli anni ha sequestrato, torturato e assassinato migliaia di Zaki, uno dei quali era il nostro concittadino Giulio Regeni, si fa beffa della magistratura italiana. La quale, individuati i cinque mukhabarat responsabili dell’omicidio del ricercatore, ne chiedeva l’arresto e l’estradizione senza ottenere risposta alcuna. Ancor più irritante la posizione della presidenza egiziana che ha sorvolato gli inviti del secondo governo Conte per l’ottenimento di giustizia. Eppure, anche in quell’occasione il Primo Ministro, s’è fermato lì. E peggio, come altri esecutivi che l’avevano preceduto (uno lo guidava sempre lui), ha deciso di non interrompere rapporti diplomatici né quelli economici col Paese degli omicidi, delle carcerazioni, delle torture. I lobbisti di Eni, Leonardo, Fincantieri che alla Farnesina, al Mise e forse, nello stesso Palazzo Chigi,  contano più di ministri, premier e dei partiti che li esprimono, decidono su presente e futuro della politica estera, che resta totalmente subordinata non alla ragion di Stato ma a quella degli affari. E al cittadino italo-egiziano Zaki resta solo l’afflato di amici e sodali.

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