lunedì 12 aprile 2021

India pandemica, allarmi interni e pericolo globale

L’impossibilità di tracciare i contatti, la compiacenza e i passi falsi governativi hanno ridotto l’India a uno dei luoghi al mondo più colpiti dall’attuale pandemia di Covid-19. Difficoltà possono essere pagate da tutti: gli epidemiologi avvertono che gli errori compiuti nel secondo Paese più abitato al mondo avranno ripercussioni globali. L’annuncio non turba i politici indiani. Intervenendo sulla situazione che da due mesi appare fuori controllo il premier Modi, anziché insistere con le chiusure locali nei luoghi a più elevata contaminazione, ha ipotizzato un ritorno a un grande lockdown. Ma gli osservatori sostengono che non lo farà. E’ più preoccupato delle ripercussioni economiche che coinvolgono masse enormi; decine di milioni di cittadini non sono intenzionati a rivivere restrizioni. Così il premier lancia un personale vademecum comportamentale: “Test, tracciamenti e trattamenti”, buono per la propaganda populista che lo contraddistingue. L’amministrazione centrale se la prende con quelle locali, incolpate d’incapacità e incompetenza (sic), ma per l’ondata che da settimane produce picchi superiori ai 150.000 contagiati al giorno si resta fermi alle raccomandazioni di mascherine e distanziamento, sistemi dopo un anno non utilizzati da tutta la popolazione. Anzi il rilassamento è all’ordine del giorno. Del resto proprio Modi e il suo partito l’hanno incentivato, organizzando una ventina di oceanici raduni politici frequentati da migliaia di supporter senza protezione sul volto.

 

Per la fine di questo mese, l’esecutivo ha dato il benestare al rituale pellegrinaggio hindu Purna Kumbh Mela, con milioni di persone che vanno a immergersi nei fiumi sacri. Ad Haridwar, sulle rive  del Gange, è atteso un milione di fedeli… Ringalluzzito da Modi il capo dell’Uttarakhand, ossequioso al Bharatiya Janata Party, già dichiara che “La fede in Dio supera la paura del Covid-19”. La sua dev’essere in ribasso, visto che di recente è risultato positivo al virus. Eppure proprio un anno fa un improvvido raduno religioso, in quel caso islamico, attuato in una zona di Delhi dal movimento missionario Tablighi Jamaat, provocò centinaia di contagi fra i partecipanti e venne fortemente criticato dal governo. Seguì una caccia all’untore musulmano praticata dai militanti del Bjp al grido di ‘Coronajihad’. La campagna di vaccinazione è in palese ritardo, per il copioso caos e la mancanza di vaccini, nonostante la nazione-continente sia la maggiore produttrice di farmaci del pianeta. La tanto dibattuta immunizzazione con AstraZeneca, ora Vaxzevria, vede il 40% della produzione mondiale nel ciclopico Serum Institute, di Pune, metropoli dello Stato Maharashtra, il secondo più popolato dell’India coi suoi 112 milioni di abitanti. Bloccando le commesse estere e fregandosene dei contratti, ora i vertici industriali fanno sapere che almeno per due mesi tutti quei vaccini saranno utilizzati in loco. Eppure diverse regioni non si sentono rassicurate né dall’establishment politico né da quello aziendale.

 

Se l’inoculazione non progredisce l’India, che finora non ha vaccinato neppure l’1% dei cittadini, necessiterà di almeno due anni per raggiungere il 60-70% d’immunizzazione. Gli osservatori sono preoccupati perché i Paesi dai grandi numeri coi loro andamenti possono influenzare la situazione internazionale, specie per un virus assai mutageno come Sars CoV2. Lo squilibrio nel monitorare i casi indiani durante la prima ondata pandemica è legato all’alto numero di popolazione giovanile, meno suscettibile all’infezione originaria; attualmente con le varianti inglese, brasiliana, sudafricana la situazione cambia. Le statistiche indiane ingannano perché coinvolgono l’intera popolazione, un terzo della quale - 450 milioni di persone - non supera i 35 anni. Calcolando solo settantenni e ottantenni, magari si scoprirebbe una mortalità simile a quella statunitense o italiana. Comunque il monitoraggio deficitario ha offerto una falsa percezione del pericolo proprio in casa e l’amministrazione statale stenta tuttora ad attrezzarsi. Gli stanziamenti per la salute sono quelli della scorsa estate, scienziati interni e i colleghi che parlano da fuori dicono che un Pase tanto popolato necessita d’un rapido piano vaccinale. Ma, come annunciato, il pericolo è generale: per com’è interconnesso il mondo un’India in ginocchio rallenterà lo sforzo globale.

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