Kabul ovest, Dasht-e
Barchi,
il quartiere degli hazara ancora intriso di sangue e morte. Due improvvise
esplosioni di Ied all’uscita da una scuola superiore, poi un’altra a distanza
di qualche chilometro ma nella stessa area etnico-urbana. Finora sei studenti
uccisi, quattordici feriti e come al solito si pensa all’Isis-Khorasan che da
anni perseguita la comunità sciita afghana. Tutto sommato la strage sembra
contenuta perché dalle classi dell’istituto stavano uscendo un migliaio di
allievi. Però nell’ospedale cittadino di Emergency
parecchi giovani sono giunti in condizioni critiche e i medici disperano di
salvarli. Mentre agenzie locali e la Reuters
hanno battuto la notizia parlando di devastazione fin dentro la scuola dove spiccano
“mura schizzate di sangue”. Inoltre
filtra questa voce: guardie private che avevano in consegna la zona non sono
riuscite a garantire la sicurezza. Una constatazione o il sospetto di
collusione? La realtà mostra un controllo deficitario di questo quartiere, noto
bersaglio del fondamentalismo islamico, da parte delle stesse forze
dell’Emirato. Impossibile dire se voluto o meno, in altre fase gli stessi
talebani ora al potere avevano colpito gli hazara, ma dall’agosto scorso si
piccano di voler difendere cittadini e nazione, garantendo pace e tranquillità
per tutti. Il ministro dell’Interno Sirajuddin Haqqani, di recente apparso alla
luce del sole dopo un lungo periodo di copertura e autotutela, avrà pure munito
di luccicanti divise le milizie talebane diventate polizia ufficiale, comunque i
reparti stentano a garantire sicurezza davanti alle incursione bombarole dell’Isis.
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