Sarà stata la “nuova”
leadership
pakistana, che poi è nota e consolidata da decenni di potere corrotto, a
rassicurare maggiormente i generali di Islamabad? Non c’è nulla di ufficiale. Nel
fine settimana lo Stato maggiore aveva deciso di lanciare attacchi aerei in due
province afghane (Khost e Kunar) ree di accogliere i Thereek-e Taliban oltre il
poroso confine occidentale e forse l’esecutivo non c’entra. Notoriamente
l’esercito pakistano risponde alle proprie gerarchie più che ai dettami
governativi, anzi in molti casi li ostacola. A meno che non si creino alleanze
di comodo che spesso registrano una temporalità limitatissima. Dunque non è la
dipartita di Khan e l’arrivo di Shehbaz Sharif ad aver aizzato le Forze Armate
pakistane a compiere raid aerei oltre confine, loro decidono a prescindere. Comunque
l’azione che ha ucciso oltre una quarantina di civili, con vittime e feriti in
età infantile, ha irritato l’Emirato di Kabul che col portavoce Zabihullah ha
messo in guardia i vicini dal ripetere incursioni assassine. L’ex premier aveva
trascorso l’ultimo biennio a cercare d’intessere relazioni di reciproco
interesse: l’attuazione del gasdotto Tapi coinvolgeva il presidente Ghani, poi disarcionato
e fuggito, ma affascina anche i talebani di Kabul e l’intento inclusivo di Khan,
seppure basato sull’approvvigionamento energetico per l’industria pakistana,
costituiva un’apertura ai turbanti afghani per tenere tranquilli pure quelli di
casa. L’accusa rivoltagli dell’opposizione di giocare col fuoco del
fondamentalismo non l’aveva distolto dalla faccenda e fino ai recenti giorni
della sfiducia Khan s’era speso perché la Cooperazione Islamica intervenisse
con aiuti propri sulla crisi alimentare della gente afghana. Così da una fase
di rapporti distesi si passa a sanguinosi interventi militari di frontiera, con
retroscena sullo stesso Nord Waziristan, che fanno dire ai taliban “Combatteteci, ma non uccidete i civili”.
Frase fatta, visto che i miliziani coranici di entrambe le sponde non guardano in faccia bambini
e adulti quando decidono attacchi ed attentati. In ogni caso a Kabul e
Islamabad non conviene scontrarsi e scontentarsi, a meno che le regìe
di taluni scenari non siano dirette da mani esterne, che è stata la tesi di
Khan riguardo alla sua estromissione. Una sfiducia pilotata – così ha sostenuto
– da Washington. Mentre in una delle province colpite la popolazione ha
duramente protestato, dal nuovo governo di Islamabad non giungevano commenti. La punizione appare collegata alla morte di alcuni militari pakistani a
nord-ovest della provincia Khyber Pakhtunkhwa, e un dispaccio militare aveva preannunciato
una 'soluzione' per eliminare minacce terroristiche. Ma gli eliminati, ancora una volta, sono persone comuni.
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