E’ un Egitto tecnologico, razionale, preciso, proiettato al futuro, lindo e pulito quello che al Sisi vuole per la sua gente. Glielo serve ogni giorno che Allah manda in terra, e anche il buon Dio copto, secondo i generali, acconsente. Grazie al presidente i venti milioni di cairoti avranno la moderna capitale, che da un quinquennio si sta costruendo, 45 km a levante da quella che fu la ‘cittadella mamelucca’. Più di mille moschee, oltre cinquecento ospedali e hotel, da raggiungere in collegamento ad alta velocità dall’antica Cairo lungo il Nilo. E’ la bellezza d’un impero rinnovato che frulla nella mente del piccolo-grande faraone. Lui ci crede, la sente sua e vuole lasciarne impronta imperitura. Programmando l’esistenza dei sudditi dalla culla alla tomba. Orienta anche quanto passa in mezzo al loro tempo, per tutti, pure per i reprobi che s’ostinano a pensarla diversamente, a dirlo, a rivendicarlo. Questa categoria ribelle - pensa Sisi – non merita di marcire nelle prigioni finora conosciute, come Skorpion, il braccio della morte della struttura di Tora. E dovendo entrare nella Storia al fianco di Tutankhamon ecco l’atto magnanimo al passo coi tempi e gli investimenti. Un progetto che fa del governatorato di Beheira, il cosiddetto governatorato del lago sul Mediterraneo, un simbolo del volto umano dell’era Al Sisi. Si materializza a Wadi El Natrun, dove sorgono antichi monasteri copti, e dove alla precedente prigione s’affiancano le nuove strutture di “Case di rieducazione” pensate per quegli ingrati reprobi che il padre della patria vuole recuperare. Del resto sono ancora vivi. Nessun mukhabarat gli ha spezzato l’osso del collo come a Regeni. Dunque potranno meditare sugli errori passati e gradualmente redimersi, per una vita futura da trascorrere preferibilmente reclusi. Lì troveranno un tetto e pasti caldi, se manifestano patologie potranno venire curati da attrezzatissime strutture sanitarie interne, svolgere attività sportive e culturali in appositi spazi predisposti. Riusciranno a formarsi, guidati spiritualmente da imam o monaci, secondo il proprio credo, a orientarsi verso una nuova vita grazie alla conduzione di istruttori militari. Rendersi utili alla società – e alle casse delle Forze Armate che presiedono il penitenziario – fornendo mano d’opera, ovviamente gratuita. C’è un tutto compreso nella detenzione: un do ut des che gratifica prigionieri, carcerieri, e naturalmente il regista del grande progetto della 'reclusione umanaria'. Nessuno potrà più accusare Sisi d’essere un tiranno che pianifica torture e uccisioni, cecità davanti ai bisogni del suo popolo, oppressione dei diritti umani. Il presidente egiziano risulta a tutti gli effetti un educatore interessato alla redenzione d’una nazione. Tu testa calda sei in galera, poco importa se senza motivo, in fondo non te ne accorgi. Sei felice e soprattutto al sicuro.
Nessun commento:
Posta un commento