Vistisi fermati con ogni mezzo - addirittura con la
costruzione di muretti di cemento - le vie d’accesso al centro di New Delhi, la
protesta dei contadini indiani punta ai binari. Ieri in diverse zone le linee
ferroviarie sono state interrotte da sit-in e blocchi organizzati in stazioni
piccole e grandi, non solo negli Stati di Haryana e Punjab. La solidarietà
rurale contro le leggi sulla liberalizzazione del settore, votate in Parlamento
e caparbiamente difese dal governo Modi, ormai coinvolgono l’intero
Stato-continente mostrando una crescente e variegata mobilitazione. Interruzioni
si sono registrate nell’Uttar Pradesh, Maharashtra, Karnataka e nonostante i
massicci interventi polizieschi anche nei prossimi giorni rischiano di
paralizzare i trasporti su ferro di cui l’India non può fare a meno. I portavoce
dell’ennesima azione sottolineano l’aspetto pacifico dei blocchi, che dopo gli
interventi delle forze dell’ordine – anch’essi finora non violenti – vengono
rimossi, per poi riprendere ad alcuni chilometri di distanza. In
quest’occasione non sono stati usati quei trattori di varie dimensioni condotti
attorno alla capitale, ma l’ipotesi non è esclusa e potrebbe innescare circostanze
anche più complicate dell’ostruzione delle strade attorno a Delhi. “Tutto dipende dal governo – sostengono i
manifestanti – pensano che molleremo, ma
non è così. L’obiettivo è l’abrogazione delle leggi che soffocano il nostro
lavoro e la nostra sopravvivenza.”
Poiché l’ostruzione ferroviaria crea disagi alla popolazione che viaggia sui treni, nella giornata di ieri agricoltori
e supporter hanno scelto di protestare per non più di quattro ore. Puntano a
ricevere sostegno da altri strati sociali, non vogliono cadere nella trappola,
già rimarcata da Modi, di essere un ostacolo alla modernizzazione del sistema
Paese. Al contrario del governo alcune forze d’opposizione che sostengono la
lotta, ne esaltano la capacità di risvegliare partecipazione e senso critico,
uscendo dal torpore che da alcuni anni vede centinaia di milioni di cittadini ammaliati
nella retorica del Bharatiya Janata Party.
Questi, cavalcando le critiche alla corruzione delle amministrazioni guidate
dal Partito del Congresso, ha rilanciato a piene mani il nazionalismo
confessionale hindu e il desiderio di potenza non solo regionale, rivolto agli
storici nemici pakistani e al ciclope asiatico cinese. Nel secondo caso la
sfida sembra impari sul fronte organizzativo-economico e per molti versi anche
diplomatico, poiché la leadership di Modi non brilla per amicizie e relazioni
internazionali, proprio in virtù d’una linea politica divisiva e decisamente
antiquata, rispetto a ciò che la nazione indiana ha conosciuto dal 1947.
Le ultime azioni di protesta messe in atto dai contadini ampliano la partecipazione. Finora sui trattori c’erano
solamente loro: agricoltori giovani, adulti e anziani. Da ieri sui binari sono
apparsi anche i familiari: mogli, madri, sorelle e figli. Posso essere
mobilitate un’infinità di persone, visto che l’India che vola verso la
modernità è per oltre il 50% tuttora legata all’economia della terra. I conti
son presto fatti: seicento milioni di persone sono coinvolte nella vicenda, un
mondo trasversale, per buona parte anche di fedeli hindu, coloro che il Bjp pensa di avere dalla sua parte a
prescindere da tutto. Samyukta Kisan
Morcha, l’organismo che raccoglie varie sigle dei manifestanti di differenti
Stati indiani, lancia un trasversale appello sociale e cerca di rapportarsi
alle strutture sindacali di altre categorie. Quella dei ferrovieri, che finora
hanno espresso solidarietà alla lotta, ha comunque preso le distanze sui
blocchi della circolazione dei treni. Questa che risulta la terza forma di
clamorosa protesta, dopo quelle del 26 gennaio (assalto al Red Fort) e del 6 febbraio
(assedio di New Delhi), potrà trovare altre tipologie di contrasto. I vertici
del Skm vogliono tenere aperta la
vertenza godendo del massimo supporto, evitando spaccature interne e fra la
gente. Intanto l’azienda ferroviaria ha comunicato l’immissione sui treni di
Forze Speciali di Protezione, consentendo a queste d’intervenire su possibili
blocchi prima dell’arrivo degli agenti antisommossa.
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