“Dell’Egitto mi manca
tutto”
scrive in uno dei suoi interventi sui social Hend Nafea. Lo dice da migliaia di
chilometri, poiché è riparata negli Stati Uniti. Per i contatti che aveva
frequentando l’Università americana del Cairo, riuscì a fuggire anni or sono. Dopo
le drammatiche esperienze di fine 2012 quando l’esercito schiacciava le piazze
ribelli coi suoi blindati, con uccisioni e arresti anche durante il “governo
innovatore” della Brotherhood. C’è un’immagine che immortala il fermo di Hend,
stretta fra gli uomini in mimetica che la trascinano via. Lei si volta, urla
disperatamente, sa che l’aspetta il peggio. E il peggio arriva, al chiuso d’una
caserma le praticano violenze che mai ha dimenticato. Tanto che una volta
rilasciata, organizzò la fuga per sopravvivere. Prima di altri aveva compreso
cosa sarebbe diventato il suo Paese e lei volava via. Era il periodo in cui
questo era ancora possibile, sebbene non per tutti. I poveri, i senza speranze
non avevano e non hanno possibilità. Poi i tempi sono diventati ancora più bui,
le norme di Sisi hanno creato l’inferno alla Regeni, il tormento degli Zaki e il
calvario di migliaia di reclusi di cui poco si parla, perché per alcuni di loro
non ci sono famiglie combattive, contatti social, né ong di sostegno. C’è il
buio ferreo delle Tora, ci sono i cavi elettrici sempre collegati che
s’attaccano alla pelle, le lame che sfregiano l’intimità.
Comunque Hend non è rimasta inerte. Pensa alla sua gente
prigioniera nelle galere e a quella che vive nell’enorme prigione creata da Sisi
e dai suoi scherani. Dopo la laurea conseguita negli States, ha fondato insieme
ad altri la Human Rights Port e poi
l’associazione Watan Bila Ta’azib,
cioè “una nazione senza tortura”, speranza interna e internazionale cui non
contribuiscono in tanti, soprattutto gli amici del golpista-torturatore Sisi
che sono troppi ovunque. Hend, donna che non dimentica, segnala anche chi le
violenze d’un tempo le ha inferte impunemente. E’ il caso di Hossam Koulana, il
suo aguzzino. Ma costoro, i servi sanguinari dei regimi - in divisa e in
borghese - che si prestano per denaro a obbedire offendendo, non vengono mai
meno. Terminato il servizio e posti a riposo con pensione statale, possono
riproporsi per ‘business privati’ assai di moda ormai da un decennio. Diventano
consulenti, mercenari, spie dopo essere stati miliari, poliziotti, agenti dei
Servizi. Accade in Egitto e altrove. Simili porcherie non hanno confini e
vengono definite dalle Istituzioni “apparati della sicurezza”. Di regola gli ex
vengono rimpiazzati nel ruolo più o meno di sicario da altri che, come loro,
obbediscono, senza porsi problemi. Definiscono quel compito un “lavoro” e col
quale servono lo Stato, trasformato in regime, e mantengono la famiglia. Eppure
c’è chi come Hend, non ci sta. Non vuole dimenticare il passato e lo denuncia
pubblicamente.
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