Dell’eliminazione di Abdullah
Ahmed Abdullah, alias Abu Muhammad al-Masri, freddato
per strada a Teheran da agenti del Mossad che agivano in collaborazione con la
Cia, non hanno parlato né la componente colpita, né gli esecutori materiali e i
mandanti e neppure il Paese dove l’omicidio è avvenuto ben tre mesi fa. L’annuncia
un articolo del New York Times. L’agguato
è del 7 agosto, data simbolica poiché quel giorno di ventidue anni or sono le
ambasciate statunitensi di Nairobi (Kenya) e Dar es Salaam (Tanzania) saltarono in aria. I due attentati,
che causarono 224 vittime, vennero attribuiti dall’Intelligence americana ai gruppi
di fuoco facenti capo ad al-Masri all’epoca trentaseienne. Ma perché tenere segreta quest'uccisione? In realtà la notizia dell’oscura eliminazione è stata offerta in maniera
alterata. Accanto all'uomo, che viaggiava in auto e venne affiancato da killer in
moto, c’era la figlia Myriam passata anch’essa per le armi silenziate, come usano fare
gli agenti segreti, la loro identità era sotto copertura. Al-Masri era
chiamato Habib Daoud, in Iran figurava come un docente di storia, la giovane è stata sposata con l'erede di Osama, Hamza bin Laden, anni addietro fatto fuori con un drone.
L’ipotesi, alquanto credibile, proposta da alcuni analisti dialoganti con la
Cia, è che padre e figlia fossero ostaggi coperti dai pasdaran. Vivevano in un’abitazione
nel quartiere dove le Guardie della Rivoluzione hanno il loro quartier
generale. E nella ricostruzione rivolta alla stampa dagli esperti di terrorismo
internazionale, l’Iran si sarebbe offerto a ospitare e conseguentemente
controllare alcuni personaggi di spicco della galassia qaedista, al-Masri era
diventato il numero due dietro al-Zawahiri, dall’epoca in cui alcuni soggetti
al vertice di quell’organizzazione cercavano di sfuggire alla caccia della Cia
(dopo l’agguato a Osama bin Laden a Abbottabad, il 2 maggio 2011). Eppure in questo controllo d’un nemico comunque
giurato – è nota la contrapposizione iraniana nei confronti di Qaeda, non solo
per ragioni religiose – a lungo andare qualcosa non ha funzionato. Col venire a
galla di questa notizia, ancora una volta la capitale della Repubblica Islamica
Iraniana è stata oggetto di scorribande di agenti israeliani che hanno usato la
stessa metodica con cui tempo fa eliminarono scienziati e ingegneri locali coinvolti
nel piano dell’arricchimento dell’uranio per il progetto nucleare. Insomma, si è davanti a un buco della "sicurezza" di Teheran, che mette a nudo le
capacità di controllo del territorio e degli obiettivi, com’è accaduto nello
scorso gennaio con la perdita del comandante Soleimani durante una trasferta a Baghdad. Secondo il ministero
degli Esteri iraniano, sulla vicenda la stampa internazionale sta offrendo scenari
da finzione cinematografica, ma al
di là di versioni soggettive, i risvolti di taluni risvolti della geopolitica possono
risultare anche più azzardati delle trame di certe fiction.
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