Un nuovo dietro-front dell’Emirato Islamico sulla
questione delle scuole femminili che avrebbero dovuto riaprire in questi giorni,
invece resteranno chiuse. La settimana dedicata ai festeggiamenti del Newroz, evidenziata
con enfasi dall’attuale governo di Kabul, annunciava una riapertura degli
istituti per la giornata odierna. Si era addirittura mosso il ministero
dell’Istruzione confezionando un video di congratulazione per il rientro in
classe. Poi la doccia fredda, l’annuncio del portavoce ministeriale che
rinviava l’apertura delle scuole dal sesto grado in su. Motivo addotto: la
mancanza di adeguate uniformi religiose e il ridotto numero d’insegnanti al
femminile. Così oltre un milione di ragazze si ritrovano bloccate senza poter
riprendere il percorso dell’istruzione. Un diritto negato alle giovani che
torna a rinfocolare la polemica sugli aiuti internazionali per l’emergenza
alimentare. Infatti, accanto ai fondi afghani (9.5 miliardi di dollari)
bloccati nelle banche statunitensi dalla scorsa estate, denaro che servirebbe
agli acquisti di derrate, gli stessi donatori internazionali hanno fortemente
diminuito il flusso di aiuti. Stanno seguendo la logica dell’amministrazione
Biden che vuol colpire l’Emirato per la mancata applicazione dei diritti, fra
cui quello dell’istruzione femminile. Il responsabile per la tutela di genere
di Human Rights Watch ha dichiarato
alla stampa che la vicenda delle scuole lasciate chiuse “aumenterà la sfida sul versante del sostegno alle carenze alimentari”.
Se non una ritorsione, sicuramente un braccio di ferro fra le parti.
Ma al di là delle
delusioni
di esponenti ufficiali dell’Onu e degli Stati Uniti, in primo piano è la
tendenza di gruppi di donatori direttamente legati ai governi che restano
scettici davanti alle mosse dell’Emirato. I talebani, divisi fra una componente
in linea di princìpio moderata e una oltranzista, misurano col bilancino quale
posizione assumere al cospetto della Comunità Internazionale. E questioni come
l’apertura delle scuole e il rinvio della stessa mettono a nudo un compromesso
che sembra difficile. Negli ultimi tempi altri segnali hanno mostrato la
tendenza a far prevalere posizioni tradizionaliste attorno alle libertà di
genere, come il tema degli spostamenti di donne non accompagnate per viaggi
entro un certo chilometraggio. Alcune avvocate dei diritti sono pessimiste e
giudicano i segnali in atto nient’affatto positivi. Eppure la rivalsa
occidentale su finanziamenti e derrate sembra non pagare. Questo mese l’Organizzazione della Cooperazione Islamica
s’è mossa a sostegno della popolazione afghana, la vera vittima delle
restrizioni alimentari. Un meeting conclusosi oggi a Islamabad, con la
partecipazione di 56 nazioni del mondo musulmano, ha annunciato anche un
intervento dell’Accademia Islamica del
Diritto per favorire comportamenti tolleranti verso l’educazione e la
tutela delle donne. Staremo a vedere se riuscirà a riportare le studentesse a
scuola, con o senza uniforme religiosa.
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