sabato 24 ottobre 2020

Mufti libera: “Il Bjp demolisce la Costituzione, spacca l’India, ruba i diritti agli oppressi”

Dopo quattordici mesi di pesante detenzione Mehbooba Mufti, leader del Partito Democratico del Popolo ed ex primo ministro dello Stato indiano Jammu e Kashmir, ha parlato in una conferenza stampa dopo essere stata rilasciata una decina di giorni fa. Mantenendo fede alla fama di politica d’acciaio ha esordito denunciando le posizioni del Bharatiya Janata Party responsabile di “voler demolire la Costituzione nazionale” e di sostituirla con un manifesto di proprie volontà di partito animate dal fondamentalismo confessionale hindu. Mufti ha accusato anche tanti colleghi che minimizzano la situazione interna, mentre operazioni come l’abolizione dell’articolo 370 della Carta (sull’autonomia del suo Stato) e la norma denominata Citizenship Amendment Act (che ammette l’ingresso in India alle minoranze confessionali di nazioni confinanti a eccezione dei musulmani) puntano a polarizzare la già complessa situazione interna. “Penso che il governo stia rubando i diritti degli oppressi e della grande comunità dei dalits (storicamente la gente fuori dalle caste, ndr)” ha tuonato al microfono. Quindi: “La leadership del Bjp vuole scippare il territorio del Jammu e Kashmir alla popolazione, quella formazione non s’interessa dei bisogni delle persone, vuole solo annettere la regione e decidere in solitaria cosa farne”. 
 
Ha poi aggiunto:
Noi siamo incompatibili col ceto politico del Bjp che mira al saccheggio dei beni del Paese, disprezza le minoranze e chi ha fatto propria la storia indiana e la sua scelta liberale, democratica, secolare”. Gli strali volano su Modi e la sua cricca accusata d’aver fallito su ogni terreno da quello economico, disastroso ben oltre i problemi creati dalla pandemia, alla convivenza che viene tranciata cercando capri espiatori nei kashmiri (sottoposti dall’agosto 2019 a uno stato d’assedio militare), agli islamici e perfino ai dalits. Nel contraddittorio con la stampa è venuta fuori la questione dell’errore tattico compiuto nelle elezioni del 2014 dal suo partito che si accordò col Bjp. La leader ha sottolineato che ci può essere rammarico per essere finiti, in quella fase particolare, al fianco d’un partito che comprendeva soggetti come il vecchio capo Vajpayee, che fu anche primo ministro ma il cui spirito estremista era noto, per aver militato nei gruppi del fondamentalismo hindu come il Rashitriya Swayamsevak Sangh (formazioni paramilitari fascistoidi e razziste). “Il nostro partito proseguirà l’impegno per rilanciare l’autogoverno del Jammu e Kashmir, continueremo a farlo secondo la politica pacifica che ci caratterizza”. Se la caparbia opposizione a Modi le consentirà d’infiammare future conferenze e piazze è tutto da verificare.

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