The game, come profughi e rifugiati di tutte le rotte definiscono il
passaggio oltre il confine, acquisisce ulteriori players. Siamo nell’area slovena, quindi entro i confini dell’Unione
Europea, dove Lubiana e dintorni sono approdati da un quindicennio. Qui
possono, potrebbero filtrare i protagonisti della nuova rotta balcanica che s’è
aperta dallo scorso anno, ma dopo le repressioni del 2015 questa gente ha trovato
blocchi eccezionali, oltre a filo spinato, cavalli di Frisia, pattugliamenti
finanche dell’esercito. Attualmente i miseri parcheggi della speranza sono
collocati in Bosnia. Bihać è il purgatorio di chi sogna di volare nel paradiso
europeo, ma trova i suoi inferi fra il fango e la precarietà dei campi che
tracimano incerte esistenze che s’accumulano, un giorno via l’altro. Perché le
terre di provenienza dei dannati: Afghanistan, Iraq, Siria, Iran nel miglior
caso rappresentano luoghi scomodi oppure vere aree di tormento e dolore. Il
gioco dei fuggiaschi è beffare chi dà loro la caccia, che non sono più solo i poliziotti
bensì milizie paramilitari. Per ora il governo di Lubiana nulla dice della sua Štajerska Varda. Volendo, su questo fronte purtroppo nulla di nuovo.
Il laboratorio del radicalismo sovranista europeo che rincorre la
purezza della “razza” aveva trovato nel governo ungherese del premier ultraconservatore
Orbán la tolleranza verso gli esperimenti del partito Jobbik. Di per sé
condiscendente verso ideologie neonaziste e antisemite, questo raggruppamento
sull’onda del successo elettorale del 2014 (con oltre il 20% dei consensi) attrezzò
una milizia paramilitare molto zelante nell’estate 2015, quella del grande
flusso migratorio attraverso i Balcani, nel dar la caccia con ogni mezzo a migranti
e rifugiati. E’ di quel periodo la creazione dei 175 chilometri di sbarramento
lungo il confine serbo atto a impedire ingressi di clandestini che Orbán e il
suo partito Fidesz osannavano come difesa del patrio suolo e delle radici
ungheresi dalla pericolosa invasione migratoria. Un comportamento che l’Unione
Europea ha subìto, come continua a subìre i dinieghi di suoi membri (soprattutto
il gruppo di Visegrád) ad accogliere nei propri Paesi quote di extracomunitari.
Fra le nefandezze cui il Parlamento di Bruxelles soggiace c’è appunto quella di gruppi
paramilitari che agiscono col consenso dei governi delle nazioni d’origine,
bande armate illegali che non hanno ragione di esistere e contro i quali vanno
diffuse informazione e mobilitazione.
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