venerdì 2 dicembre 2022

Le banche nell’Emirato afghano

 

I tanti che in Afghanistan ci sono rimasti - quei trentatré milioni e più che non agguantavano i voli di fine agosto 2021 successivi alla calata dei taliban su Kabul e sul potere, né transitavano nei corridoi umanitari organizzati in Occidente soprattutto per chi s’era esposto coi governi collaborazionisti e temeva per la propria incolumità - devono fare i conti col sostentamento quotidiano. I più fortunati che per attività proprie, commerciali e imprenditoriali d’una certa consistenza, o per rapporti di lavoro con le poche Ong tuttora presenti sul territorio si rivolgono alle filiali del denaro, raccontano le traversie per effettuare operazioni di prelevamento e versamento. Tutto comincia di notte nella speranza che la coda che troveranno davanti la banca non sia già copiosa alla dieci della sera. Se, quando s’arriva al cospetto di chi è già intruppato, si contano almeno cinquanta persone, meglio lasciar perdere. Di solito quelli sono i numeri che al mattino vengono distribuiti dagli addetti agli sportelli, per quanto talvolta pur avendo un regolare numerino l’operazione risulta impraticabile. Ciò che si può fare quasi sempre è versare denaro o compiere transazioni verso terzi. Si tratta di casi rari, perché chi ha contante non lo porta in giro di notte per timore di rapine e poi la liquidità, in afghani e ancor più in dollari, offre possibilità immediata di effettuare acquisti e impegni. Come detto c’è il rischio del furto, però alcuni lo corrono e s’attrezzano con armi proprie o guardia spalle. Chi è impegnato nei lavori con Ong è obbligato a ricorrere alle banche, che sono meno numerose dell’epoca precedente l’avvento talebano, ma continuano a esistere. L’importo ottenuto dai fortunati della coda, che dopo la nottata d’attesa giungono allo sportello, s’aggira sul 5% della quota del loro conto. 

 

In genere è così perché si tratta di cifre contenute. S’intascano al massimo 200 dollari settimanali, che comunque non arrivano una settimana via l’altra per i motivi più vari: impossibilità d’accedere alla coda serale, mancanza di contante al mattino seguente, discrezionalità nella scelta della clientela da parte dei funzionari dell’agenzia, più variabili d’ogni sorta. Esistono pure sportelli automatici, ma sono un pro forma visto che risultano  digiuni di biglietti verdi o rossicci ancor più delle casse interne. Sebbene le filiali siano diminuite l’Emirato non limita l’operato delle banche, certo l’appoggio sulla rete internazionale presente in precedenza non esiste più. Le riserve afghane conservate negli istituti statunitensi ed europei (circa 10 miliardi di dollari) sono state congelate e lo sblocco d’una porzione destinata all’emergenza umanitaria dei mesi scorsi, non è finora avvenuto. Ne risulta danneggiato il cittadino medio che non può servirsi delle banche come accadeva durante l’occupazione Nato, quando si poteva prelevare e trasferire denaro senza limitazioni. Oddio, poi si verificavano anche situazioni melmose e disastrose, come quella della Kabul Bank frutto degli intrallazzi dei tecnocrati collusi con Karzai, ma finché in Afghanistan ci sono state armi e truppe americane arrivavano pure i dollari per sanare le ruberie della casta e dare una parvenza di “normale democrazia”.  Chi ovviamente ha un accesso difficoltoso in banca sono le donne. Nessuna osa mettersi in coda di sera per riservare l’operazione del giorno seguente. Qualcuna, che al mattino si presenta in chador o burqa, riceve il numero recuperato dal solito uomo di casa, marito o parente, che ha vegliato per riuscire ad accaparrarsi la preziosa prenotazione. Eppure tutto è ammantato da incertezza. Si sta sul posto appesi a un cellulare, se la filiale è a Kabul che gode d’una certa copertura di rete. Si sta appesi alla volontà degli addetti e alle altalene dei flussi di denaro, che prescindono dalle stesse intenzioni dei turbanti. Mentre qualcuno fra i capi, godendo di coperture e aperture, può far transitare i dollari per altri canali d’una “Umma bancaria”, ristretta e riservata che finisce in Pakistan, negli Emirati e altrove.     

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