martedì 26 maggio 2020

Libia, la guerra dei mercenari


Fra i passaggi di truppe di quello che dopo la Siria diventa il fronte mercenario più battuto del Mediterraneo, l’agenzia Reuters annuncia un corposo ritiro di combattenti in Libia. Sono soprattutto i russi del discusso Wagner Group, attivi nei mesi scorsi in alcuni quartieri di Tripoli a sostegno dell’Armata nazionale libica del maresciallo Haftar che s’oppone all’esercito del presidente Serraj. Diverse centinaia di contractor hanno viaggiato su pick up e camion verso la base aerea di Al-Watiya, non distante dalla frontiera tunisina, per essere imbarcati su aerei militari e lasciare il territorio. Non è chiaro se sarà un addio alle armi definitivo (per loro sarebbe un controsenso), probabilmente no perché le manovre di guerra aperta o strisciante continueranno. Da inizio anno l’impegno turco sul suolo libico - in genere per addestramento truppe, ma pure con l’impiego di droni che hanno messo in difficoltà proprio il ‘battaglione Wagner’ - hanno rimesso in discussione gli amorosi sensi che su un altro campo di battaglia mercenario, quello siriano, avevano fatto avvicinare Erdoğan e Putin. Ciascuno tenendo buoni i propri alleati e combattendo i nemici, comunque riavvicinati dopo gli attriti del 2017. La Libia sembra riallontanare i due autocrati, che nel Mediterraneo hanno interessi geopolitici da assolvere, in più su uno scacchiere diventato un crocevia per attori minori (Egitto, Emirati Arabi) e per un affarismo di guerra dove sguazzano imprenditori attratti dai lauti guadagni nel fornire servizi di pattugliamento, cecchinaggio e guerriglia, secondo richieste e bisogni.

Le maggiori agenzie fanno riferimento a mister Prince, affarista americano delle armi in affitto, e a gospodin Prigozhin, magnate russo fattosi forte con ristorazione e casinò poi invaghitosi degli appalti militari. Il primo è un ex marines che ha messo la sua creatura più famosa, Blackwater, al servizio di vari presidenti statunitensi su diversi terreni di guerra, fino a doverla sciogliere per un’inchiesta parlamentare. La sua lucrosa attività prosegua con altri marchi (Academi, Frontier Services) buoni per scontri sul campo oppure vigilanza in zone ad alto rischio, come certi impianti estrattivi in Africa. Eugenij  Prigozhin, col Gruppo Wagner ha fatto molto di più, aggiungendo all’affarismo dei contractor, un diretto rapporto con l’appaltatore principe: il presidente Putin. In seno al Wagner al mercenario è richiesta non solo una ‘prestazione tecnica’, ma un’adesione alla causa. Infatti ‘Wagner’ più che un’agenzia è ritenuta da molti osservatori un esplicito gruppo paramilitare. Lo guida un personaggio esperto, Dmitry Utkin, già colonnello delle Forze speciali russe. All’interno di queste unità trovano collocazione ex militari e miliziani d’ogni risma, con trascorsi da signorotti della guerra o canaglie matricolate delle guerre sporche, insomma soggetti speculari ai tagliagole dell’Isis contro cui hanno battagliato in Iraq e Siria. Così dietro le armate e gli eserciti popolari, l’orizzonte libico continua a restare offuscato da affari personali e affari di Stato in un intreccio serratissimo d’incastri di potere.

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