Dicono i volontari triestini di Linea d’Ombra, No Name Kitchen, della Onlus Ufficio Rifugiati che nel vecchio porto cittadino gli incendi sviluppatisi nell’ultima settimana sono dolosi. Dinamiche, informazioni, testimonianze rendono l’ipotesi plausibile visto che risultano colpiti locali dismessi dove trovano riparo profughi e rifugiati. Testate locali attribuiscono i roghi a fuochi di fortuna accesi da chi abita quei luoghi, invece ultimamente proprio due giovani afghani di ronda negli edifici hanno messo in fuga individui che provavano a incendiare tubi corrugati di plastica depositati nei pressi dei locali. Gli assalti dei piromani si sono susseguiti per alcuni giorni dal 10 novembre, bruciando sacchi a pelo, povere masserizie, quanto le persone raccolte nella sistemazione di fortuna tenevano a riparo. I punti d’incendio sono diversi, nei piani inferiori e superiori, così i tentativi andati a segno e quelli limitati per l’intervento dei migranti stessi, dei cittadini volontari che hanno avvisato Vigili del fuoco e Carabinieri. Proprio le associazioni di volontariato fanno notare una diffusione di considerazioni, anche con l’ausilio della stampa locale, miranti a criminalizzare quei rifugiati che in mancanza di misure di sostegno e inadempienze istituzionali sono costretti a utilizzare gli edifici. Per le reiterate modalità degli episodi, oltre al reato di danneggiamento d’un bene edilizio, si prefigurano quelli di possibili lesioni fino all’omicidio di chi frequenta la struttura. L’allarme sociale sono i piromani con intenti delittuosi, non chi trova un giaciglio di fortuna nell’incipiente inverno.




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