Ha voglia il papa americano a lanciare il suo primo viaggio apostolico in Medioriente, missione di pace dice lui stesso “nonostante le differenze, nonostante le fedi”. I due Paesi dove riposiziona la diplomazia vaticana - Turchia e Libano - hanno nel credo islamico il seguito maggiore. Ma le antiche tracce del cristianesimo, poi diviso già nell’antica Nicea e nei concili seguenti, vantano in quei luoghi radici che il pontefice cattolico vuole rinverdire, proponendo dialoghi interreligiosi e possibili tavoli diplomatici per la cessazione dei conflitti. Eppure l’incontro coi locali capi di Stato, in questi giorni il turco Erdoğan, da domenica il meno potente libanese Aoun, restano vaghi e lui ampiamente impotente davanti a chi continua a devastare la regione: il sionismo israeliano e il fondamentalismo ebraico. Nei giorni precedenti al viaggio di Leone l’Idf ha continuato ad assassinare e devastare. Proprio nella capitale libanese, nel quartiere sciita di Haret Hreik, dove il nemico individuato era Ali Tatatabai miliziano di lungo corso di Hezbollah, il missile destinato alla sua fine ha ucciso anche civili. Come sempre fa Israele. Lo scorso anno il Libano fu devastato da uno stillicidio di omicidi mirati. Ma per eliminare noti esponenti del Partito di Dio: Fuad Shukr prima, quindi Hassan Samir, Nabil Kawak, Muhammad Ismail, Hussein Ismail, Muhammad Qabisi, Ibrahim Sharaf Ad-Din, Hussein Hany, Ali Karaki, Muhammed Hussein Srour, l’aviazione di Tel Aviv ha triturato le vite di settecento abitanti. Quando è stato disintegrato il leader religioso sciita Hassan Nasrallah, colpito sottoterra nel quartier generale del gruppo mentre era in corso un incontro di vertice, il super ordigno proveniente dagli arsenali statunitensi capace di radere al suolo l’edificio e perforare il cemento del bunker, s’è portato via centinaia di persone. Tale pratica, con ordigni più o meno sofisticati, prosegue.
Mentre taluni potenti blaterano di pace e futuro dietro al piano speculativo di Trump per Gaza, mentre l’uomo in bianco dei cattolici nell’anno dell’affollato Giubileo esce dalle stanze vaticane e ripropone l’eco pacifista del predecessore, non solo la realtà è ancorata a un frustrante immobilismo, ma in queste ore nel sud del Libano, a Jenin e Tubas in Cisgiordania, a Beit Jinn in territorio siriano permane la criminale linea d’Israele fatta d’assassinio e occupazione. Proseguono le incursioni di Tsahal e i suoi omicidi extragiudiziali di presunti nemici. Quando questi nemici hanno tre o cinque anni il livello di devastazione d’ogni umana sopportazione non è solo calpestato, è trasformato in progetto sanguinario. Questa è la linea d’Israele in faccia alle anime belle dei cantori (la voce dei media ne è piena) che danno sponda alla sua presunta distruzione, alla “necessità di difesa e sicurezza”, ai diritti del popolo ebraico che vuol vivere in pace, un banale ossimoro per uno Stato nato dal terrorismo pregresso dei propri fondatori. Il Libano dove il padre santo mette piede domani è stato devastato da una guerra civile, in cui per tutti gli anni Ottanta i cristiano-maroniti hanno praticato stragi collaborando con le truppe occupanti dell’Idf. La più infame resta Sabra e Shatila, ex periferia sud della capitale da tempo integrata nel pur travagliato abitato. Un campo palestinese tuttora esistente come la condizione di quelle famiglie, rifugiate perenni. Lì i mercenari di due fazioni cristiano-maronite, i falangisti di Hobeika e i miliziani di Haddad, a metà settembre 1982 sgozzarono e passarono per le armi tremila fra vecchi, donne e bambini d’un territorio rimasto senza difesa per il forzato ritiro dei combattenti dell’Olp. Tutto con la compiacenza e la copertura dell’esercito israeliano di Ariel Sharon. Perché serve ricordare il passato? Perché l’Israele squarciata dall’assalto del 7 ottobre non guarda mai la scia di sangue che ha seminato dall’epoca della sua creazione e prim’ancora. Alla stregua della stessa geopolitica intenta a discutere del futuro davanti a un presente identico al passato e più infarcito d’inenarrabili crimini. Dica il padre santo se le fedi possono benedire questo buio dell’anima.


Nessun commento:
Posta un commento