Sconsolato osserva, Mahmoud, prima d’essere fermato e poi arrestato. Avvilito guarda i poliziotti che scrutano, sequestrano libri o li gettano a terra. E’ nella sua libreria a Gerusalemme est gestita col fratello ed ereditata dal padre Ahmed Muda, ex insegnante che lavorava nei campi profughi di Shu’fat, un’area periferica non così lontana dal centro. Cosa cercano i poliziotti? Libri. E lì ne trovano, sulle vicende millenarie della città, dei suoi abitanti arabi, della loro storia passata e recente, delle sofferenze vecchie e nuove, dei loro diritti violati e calpestati. Già questo basta per irritare lo Stato israeliano che invia i suoi uomini in missione antiterrorismo. Finché, proprio nel reparto delle letture infantili, spunta fuori un testo pericolosissimo, un fumetto da colorare, vista la sua funzione didattica e iconografica. Il colpo va a davanti a un titolo esplosivo che recita: Dal fiume al mare. E’ lo slogan usato dai palestinesi per indicare il sogno d’un proprio Stato così esteso, e che Israele considera distruttivo per se stesso, dunque conseguentemente terrorista. Ecco un buon motivo per portar via Mahmoud e suo nipote Ahmed, librai terroristi. Si fa così senza lasciare tregua alla storia d’un nemico da far sgombrare da case, quartieri, campi profughi, da cancellare pure dai libri. Ché Netanyahu e Trump hanno fretta.
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