martedì 10 ottobre 2023

Gaza e noi

Proviamo a immaginare, noi cittadini che viviamo in uno spazio geografico nazionale particolare e limitato, lungo comunque 1.200 km, una fuga di massa a un evento terribile come un bombardamento dal cielo e da terra. Circoscriviamo la situazione alle tre città italiane più popolate e paragoniamola ai quaranta chilometri per quindici piatti, rettangolari, ossessivamente sigillati della Striscia di Gaza. Dove si riparerebbe il milione e mezzo di milanesi se da Loreto dovessero andare verso nord: Gorla, Sesto, Cinisello, Muggiò, Lissone Seregno? Un muro di palazzoni e villette, magari tanta strada comunque un mondo di gente stipata e ansante alla ricerca di riparo. E i romani nella direttrice della ‘regina delle strade’ dal Tuscolano ad Anagnina e Ciampino, Marino, Ariccia. Tre milioni, uno in più dei gazesi, ma la fuga sarebbe possibile solo dopo Velletri, in una campagna romana rimasta tale solo nel nome poiché l’edificazione intensiva l’ha cementificata. Asfissiante come nella Striscia sarebbe l’abbandono di Napoli, a nord verso Caserta? a sud verso Salerno? Sembra di ripercorrere il dramma che i parenti sopravvissuti al secondo conflitto mondiale si sono portati nella tomba o possono ancora raccontare ai nipoti. E il terrore delle bombe dalla cui deflagrazione ci si salvava nel tufaceo ventre cittadino è rimasto il chiodo fisso d’una vita. Chi in questi giorni diventa l’obiettivo delle bombe d’Israele su Gaza non può andare oltre Seregno, Velletri, Castellammare, può trovare riparo sottoterra. Nelle viscere del rettangolo maledetto si finisce cadaveri, senza neppure un funerale  perché il vivo non può deflagrare per onorare il morto; oppure si sta ansanti e celati. Potranno i famosi tunnel della resistenza palestinese dare riparo a due milioni di gazesi? Sicuramente no. In superficie si dovrà decidere chi sta dentro e chi fuori. I miliziani, in opposizione combattente alla preannunciata invasione da terra, immoleranno se stessi ad Allah, tanti civili saranno i ‘danni collaterali’ della reazione di Israele all’attacco e affronto subìti. Gli uomini di buona volontà dicono di non farlo, ma si farà. La quota sacrificale la deciderà la cruda cronaca delle ore a venire. Inevitabile, inesorabile. Perché questo decide chi comanda oltre quel confine violato da Hamas che ha provocato ottocento vittime, migliaia di feriti, centotrenta ostaggi israeliani. Lanciando migliaia di razzi che nell’impari lotta israelo-palestinese può far meditare i vincitori di sempre che i ruoli possono diversificarsi e si può morire non solo da un lato. Prima dell’assalto nell’ora x Israele ha già deciso di prendere per e fame e sete le vittime di domani, impedendo anche forniture elettriche ed energetiche. “Sono animali” ha sentenziato Galant, il suo ministro della Difesa, l’assedio sarà totale. Immaginiamoci a Roma e Napoli di stiparci nelle fungaie dell’Ardeatino, negli ipogei dei quartieri spagnoli ma non per percorsi turistici e di svago. Farlo sotto le bombe che cadono, come e peggio di quanto succedeva ai nostri genitori. A Gaza accade in queste ore. 

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