martedì 22 gennaio 2019

Egitto, la lunga mano dei servitori di al Sisi


La lunga mano dello staff del generale golpista al Sisi è da tempo presente sul web, come sanno e testimoniano i blogger egiziani cacciati e perseguitati su questo terreno. Gli spioni informatici usano i cosiddetti troll, temine mutuato da quei personaggi mitologici delle leggende scandinave che si portano dietro una fama demoniaca. Nella comunità virtuale di Internet il troll è uso disturbare, irritare, provocare. Fra le funzioni che possono dargli talune polizie informatiche trasversali (ovviamente non solo egiziane) c’è quello di seminare qualcosa di più della zizzania. Il web è diventato il luogo dove viaggiano notizie, contatti, controinformazione. E ovviamente bufale. Poiché sul tema delle falsità la provocazione dà il meglio di sé, accusare, con un vizio di proiezione, qualcuno di diffondere fandonie è impresa facile per i distruttori dell’informazione alternativa. Costoro non sono solo dispettosi folletti di saga, hanno volti pur coperti se pensiamo ai social, da falsi profili. Però sempre rivolti al gioco della calunnia, che è sì un venticello, come meditava con voce profonda Don Basilio, ma se lasciata agire fa stordire e fa gonfiare fino a esplodere col classico colpo di cannone.
E’ questa la finalità, non certo sorretta da fine scaltrezza, dei corvi e delle cornacchiette del web che in questi giorni che s’approssimano al terzo anniversario dell’assassinio di Giulio Regeni insinuano e denigrano chi segue dai primi giorni della rivolta di Tahrir il desiderio di cambiamento di milioni di egiziani.  La rabbia repressiva dei raìs militari che si succedono al potere e del loro apparato di fanatici sostenitori, l’accettazione passiva da parte di un’altra fetta di quella popolazione che ha provato a ribellarsi, ma ora ha paura e tace. Tace per quieto vivere, per non trovarsi seviziata e sepolta viva nelle carceri speciali, per non finire ammazzata per via o nei luoghi segreti dove giovani e adulti vengono deportati. Ricordare quest’Egitto reale, che viene taciuto da troppi media, infastidisce la propaganda di regime che attacca con ogni mezzo la narrazione documentata dei delitti del presidente al Sisi. Il sanguinario attore della svolta reazionaria d’Egitto che l’opportunismo geopolitico occidentale ha assolto, per aggregarlo nello schieramento dei leader di ferro che piegano presente e futuro di Maghreb e Mashreq. E mentre s’addita chi denuncia tali scempi, già s’è detto che Giulio Regeni era: un profittatore, una spia, un gay, un doppiogiochista, un suicida.  

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