Ci sono alcuni nomi che scottano nei ‘Cyprus Papers’ che hanno
iniziato a circolare in queste ore diffusi dall’emittente Al Jazeera. Denaro in cambio di passaporti locali (greco-ciprioti) con
cui riciclatori di fondi illeciti, manager o pseudo tali, corruttori e corrotti
ottenevano dal chiacchierato membro dell’Unione Europea il documento necessario
per continuare a viaggiare, “lavorare”, mantenere i contatti per ogni genere di
affari. Un investimento miliardario per l’economia cipriota, che dal 2013 ha
incamerato sette miliardi di euro. A conferma di quanto il traffico rendesse e di
quanto gli acquirenti della ‘carta d’oro’ fossero numerosi. Non è un caso che
il “Programma d’Investimento” come veniva definito il commercio di passaporti,
inizi in quell’anno che rappresentò per la Repubblica cipriota (la parte settentrionale
dell’isola è dal 1974 sotto il controllo della Turchia con la denominazione di
Repubblica turca di Cipro nord) un possibile fallimento statale. Diverse banche
dell’isola - già sospettate di lavaggio di denaro della criminalità
internazionale, primi fra tutti i clan mafiosi russi - avevano assunto
dimensioni spropositate. Talune si esposero con crediti verso la Grecia che
viveva la fase acuta della sua crisi finanziaria, cosicché gli istituti
ciprioti subirono ingenti perdita. In quell’occasione Bruxelles varò un piano
di salvataggio con un prestito di dieci miliardi di euro, a fronte d’un
aggiustamento fiscale governativo di circa sei miliardi.
Nonostante i travagli e il salvagente europeo Cipro continuava la sua
politica borderline con ogni sorta d’affarismo. Quello dei passaporti dorati, è
solo uno degli esempi della sua finanza creativa e fuorilegge. Fra i “donatori”
spuntano fuori i primi nomi eccellenti: l’ucraino Mykola Zlochevsky padrone del
gigante energetico Burisma. Nell’autunno scorso entrato in alcune indagini dei
procuratori del suo Paese che coinvolgevano anche Hunter Biden, figlio del neo
candidato alla Casa Bianca Joe, attorno a un presunto commercio internazionale
illecito di gas, di cui però non s’è saputo più nulla. Zlochevsky comperò un
passaporto cipriota nel 2017 quand’era sotto inchiesta. Nello scorso giugno i
procuratori ucraini hanno affermato d’essere stati oggetto di un’offerta di sei
milioni di dollari da parte del manager per far cadere le indagini.
L’interessato e l’holding smentiscono. Gigante energetico per gigante e tycoon
per tycoon l’altro nominativo che spicca nell’inchiesta è quello di Nikolay
Gornovskiy, già direttore dell’azienda statale russa per l’energia Gazprom, che
richiese il passaporto cipriota un anno fa quand’era già ricercato in patria
per abuso di potere. Quindi, a scalare, altri incriminati o già condannati: il
russo Ali Beglov per estorsione, il cinese Zhang Keqiang che riceve il
documento pur se condannato per operazioni fraudolente. E ancora in Asia il
vietnamita Pham Nhat Vu, reo di tangenti in accordi telefonici. Tutti aggregati
alla Repubblica di Cipro.
Nella primavera 2019 il Parlamento cipriota introduce regole più
severe riguardo all’ottenimento della cittadinanza soprattutto per chi è
investigato, ricercato e condannato a livello internazionale. Nel luglio
seguente viene approvata la possibilità in casi simili di cancellare la
cittadinanza concessa, ma non passa la proposta di rendere pubblici i
nominativi di chi incorre nel provvedimento. A seguito delle norme più
restrittive i responsabili di crimini possono essere perseguiti per un periodo
fino a dieci anni successivi dall’acquisto del passaporto. Ora le carte
cipriote stanno portando a galla personaggi su cui la politica locale (e anche
europea, visto che dal 2004 il Paese è membro dell’Unione) ha chiuso gli occhi
in cambio d’un mercimonio tutt’altro che morale. Accanto ai soggetti già citati
le iniziative di elementi come il venezuelano Gonzalez Dellan, l’ucraino Oleg
Bakhmatiuk hanno tutte un comune denominatore: riciclaggio. Che nei termini
investigativi internazionali fa rima con le varie illegalità delle mafie
mondiali: soprattutto narcotraffico e contrabbando di armamenti, tratta di uomini e
donne, fino alle vendite energetiche sottobanco. In relazione a simili piani,
l’evasione fiscale è il reato più “innocente”… E’ vero che nella lista
risultano anche truffatori internazionali, coinvolti in reati volti all’arricchimento
personale (frode, appropriazioni indebita e simili), ma la deriva scandalosa è
che per anni ad aiutare e coprire tutto ciò ci fossero le banche e le
Istituzioni cipriote. Con la Ue distratta. O complice? Del resto, se su alcuni
dei misfatti in questione si volesse investigare su altri “Stati” membri - due
a caso: Malta o Lussemburgo – quanti illeciti e delitti si scoprirebbero?
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