martedì 5 febbraio 2019

Papa Francesco ad Abu Dhabi: le fedi contro le bombe


La guerra non può creare nient’altro che miseria, le armi non portano nient’altro che morte”. Il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al Tayyib, annuisce e sottoscrive le parole di papa Bergoglio. I due s’abbracciano, seguiti dalla piazza e dai media che rilanciano la storicità di questa prima volta della massima autorità cattolica in terra d’Islam. Alla presenza di settecento fra imam, vescovi, rabbini provenienti da tanti angoli del mondo questa convergenza segna il successo dell’iniziativa voluta dal ‘Muslim Council of Elders’. Però, mentre il papa non fa sconti a certa politica che utilizza le armi e ripete: “ogni violenza va condannata senza esitazione, è una grande profanazione del nome di Dio utilizzarlo per giustificare odio e violenza contro il fratello” quindi richiama vigilanza affinché “la religione non venga strumentalizzata ammettendo violenza e terrorismo” un grande media mondiale, l’emittente CNN, rivela una verità già nota. Le armi che gli Stati Uniti vendono ai maggiori Paesi del Golfo (Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) finiscono anche in mano jihadista e terrorista. Non è certo uno scoop. Anzi, può apparire una notizia pilotata per vanificare l’effetto pacifista delle parole di Francesco da parte di chi, gendarme del globo come gli Usa o ambiziosa potenza regionale come la monarchia saudita, desidera comunque aver mano libera ben oltre ogni buon proposito. Intenzioni lette come noiosa predica dai signori del potere e delle guerre a ogni costo, che sbeffeggiano coi fatti il profondo significato di parole e piani di questa tre giorni di fraternizzazione. Così l’uomo in bianco venuto da Roma, accolto con tutti gli onori dalla casta degli sceicchi che si fregiano del grande evento, è trattato con estrema cortesia, ma scarso sentimento. Il comune sentire appartiene agli uomini di fede rappresentati dall’imam di Al-Azhar che sono un’infinità nel travagliato Medio Oriente. I locali leader politici sotto le keffie seguono altre logiche, tutt’altro che pacifiche, come gli omologhi occidentali abbigliati in tweed o in smoking, fedeli solo nelle cerimonie ufficiali. La bellezza e l’utilità dell’incontro interreligioso, indicato pur da figure chiave dei tre credo monoteisti, difficilmente otterrà la vicinanza da una politica che risponde a propri egoistici interessi, magari ciascuno pregherà alla sua maniera ma si tratta d’una recita formale priva d’umanità. Francesco l’ha detto, molti imam e rabbini lo ribadiscono. Chi governa non ascolta, prosegue a bombardare in Yemen, Siria, Iraq e altrove. Facendosi beffa anche di Dio.

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