L’establishment turco dei tre maggiori partiti
(Akp, Chp, Mhp) riconosce, quasi ammette, che la situazione del Paese gli stia
sfuggendo di mano. Dagli episodi più gravi: attentati all’esercito (oltre 100
militari uccisi in neppure due mesi) e ritorsioni con bombardamenti aerei,
dentro e fuori dai confini, sulle postazioni dei miliziani del Pkk con un
numero di morti ben superiore, sino a quelli meno gravi ma non meno
sanguinosi: assalti a sedi del partito Hdp (ne sono state contate 128) e
giornali come l’Hürryet o quelli che
scivolano nelle provocazioni individuali e di gruppo. Così simpatizzanti dei
Lupi grigi sono usciti allo scoperto ad Adana assaltando l’ennesima sede del Partito
democratico del popolo, mentre in precedenza avevano attaccato gruppi di
turisti coreani scambiati per cinesi, per innata xenofobia. Nascono sedicenti
‘Cuori idealisti’ che desiderano mostrare alla gente “la reazione nazionale al
terrorismo del Pkk”. Colpite anche abitazioni private in città grandi e piccole
da Istanbul e Ankara a Mersin, Balgat, Antalya.
Proprio sull’Hürryet
si legge la vicenda d’un kurdo della cittadina di Muğla che aveva postato
sul profilo Facebook una sua foto con la divisa dei peshmerga, annotando come
indossarla fosse un onore. Beh, l’uomo, individuato da alcuni militanti
nazionalisti, è stato denudato, picchiato e costretto a baciare il mezzobusto
di Atatürk esposto in una piazzetta con tanto di foto-ricordo punitiva. La
polarizzazione o meglio la frammentazione caotica del Paese preoccupa, almeno
per quel che mostrano i leader, la classe politica che, dopo aver discusso per
mesi senza trovare accordi di governo, s’appresta ad affrontare fra quaranta
giorni una tornata elettorale dai contorni incandescenti. Fra i molteplici fronti
quello armato, riapertosi fra guerriglieri del Pkk ed esercito turco, è
ovviamente il più sanguinoso e pericoloso perché reintroduce una guerra civile
strisciante già vissuta a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta. Conflitto che
produsse oltre 40.000 vittime, con pogrom e deportazioni forzate fra i kurdi.
La questione kurda continua a dividere i turchi
che oscillano fra l’intransigenza paramilitare mostrata in varie epoche dai
Lupi grigi, il peggior kemalismo centralista, razzista, ottuso che alberga
soprattutto nel partito di Bahçeli ma anche in quello di Kılıçdaroğlu, il
conservatorismo opportunista del modello islamico di Erdoğan che con la
coriacea etnìa ha giocato la sua partita basata su continui ‘stop and go’,
fatta di aperture, dialoghi e chiusure violente come l’attuale. Col secondo
mandato di premier che consolidava il suo potere, il ‘sultano’ iniziò a offrire
segnali di pacificazione alla comunità kurda sul fronte della gestione
amministrativa dei territori, sebbene fra disponibilità teorica e pratica sia
sempre esistito il baratro dell’impraticabilità di progetti per scarsità di
finanziamenti. Una mancanza voluta. Fino alla nota apertura del tavolo dei colloqui
col leader prigioniero Öcalan, fortemente osteggiato da una parte del partito
repubblicano e da tutti i nazionalisti. Tali mosse che avevano catturato in
alcune province orientali anche alcuni consensi elettorali fra i kurdi, hanno
conosciuto lo stop alle elezioni dello scorso giugno.
Ora l’Erdoğan presidente non può attuare il
sogno presidenzialista, perché il nuovo soggetto politico, l’Hdp, nato in area
kurda e allargatosi anche agli elettori turchi democratici e di sinistra, gli
carpisce ben ottanta deputati. E gli congela l’agognato ruolo di Capo dello
Stato che incarna la Repubblica, diventandone tutore e signore. Tutto si
rigioca il 1° novembre, ma con le strade infuocate di queste settimane i timori
crescono. Ogni politico parla di evitare provocazioni, la realtà è che l’aria
risulta comunque pesante anche grazie a quanto parole e azioni delle stesse
massime autorità vanno seminando. Situazioni che non passano inosservate e
vengono divulgate da agenzie e media, che comunque restano nel mirino
repressivo di governo, magistratura e di quella piazza intollerante che potrà
segnare le prossime settimane della vita politica turca.
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