Cinquant’anni aveva Galip Gezginci, trentacinque
Engin Şahinli. I loro resti li ha
conservati il gelo di questi giorni lungo una strada che porta a un villaggio
chiamato Beşpınar, nel distretto di Çinar. Li hanno trovati distesi e rigidi
alcuni abitanti locali, sfuggiti ai raid delle squadre della morte, non si sa
se quelle ufficiali che vestono l’uniforme di esercito e polizia turchi, oppure
quelle ufficiose, celate dal governo, denunciate dagli oppositori e su cui
nessun magistrato indaga. S’ipotizza che anche questi killer appartengano agli
apparati della forza, sono magari agenti dell’Intelligence, ma potrebbero
essere anche mercenari o pattuglie di volontari sostenitori dell’Akp, già in
azione negli assalti alle sedi del Partito Democratico del Popolo, prima e dopo
il voto di novembre che ha ridato fiato al regime erdoğaniano. O ancora i mai
scomparsi fascisti, Lupi grigi e dintorni, che nel rinnovato clima razzista di
pogrom contro i kurdi ritrovano le antiche smanie omicide.
I due uomini provenivano da Lice nel distretto
di Diyarbakır, paesino situato a oltre un centinaio di chilometri dal luogo
dove sono stati trovati cadaveri. I due potrebbero essere stati rapiti e portati
a sud, in aperta campagna, quindi assassinati, com’è già accaduto ad altri
abitanti. Vittime non solo nel corso dei raid che costellano le settimane di
coprifuoco oppure durante le conseguenti manifestazioni di protesta, ma fatti
oggetto di pedinamenti ed esecuzioni sommarie nella guerra sporca osannata dal
presidente come lotta al terrorismo. I killer di Stato colpiscono nella
certezza dell’impunità garantita dal governo che ha lanciato il programma
dell’eliminazione fisica dei combattenti del Pkk, ma utilizza il clima di
scontro per praticare una pulizia etnica diffusa, non diversa da quella che la
comunità kurda conobbe a metà degli anni Novanta. C’è chi, accanto ai raid,
teme lo sradicamento totale, con la distruzione di villaggi, la dispersione
della gente, la deportazione in altri luoghi.
Ora che il territorio oltre il confine turco è
in totale subbuglio, spingere altrove i kurdi può rientrare nei programmi di
recupero del territorio del disegno patriottico rilanciato dal “kemalismo
islamico” di cui s’ammanta il presidente-sultano. Intanto fra il numero crescente
di morti e gli arresti per ‘fiancheggiamento al terrorismo’ che coinvolgono politici,
locali e nazionali, dell’Hdp nessuno si fa meraviglia dell’assenza totale di
qualsiasi moto d’umanità. A Şırnak, dopo averli fatti bersaglio e uccisi, due
giovani sono rimasti lì per ore. La macchia scura sul campo bianco si vedeva,
come in un quadro di Bruegel, a distanza di centinaia di metri. Le donne
urlavano, richiedevano quei corpi, invece niente. I responsabili ne impedivano
per ore la raccolta delle povere spoglie. Loschi i soldati turchi facevano la
guardia, come i repubblichini della X Mas sui trucidati di piazzale Loreto,
nella Milano occupata.
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