Negli affari di famiglia presenti nelle ex
Repubbliche sovietiche, diventate indipendenti fra il 1991 e ’92, il
Turkmenistan sta vivendo la sua saga con un passaggio di consegne fra l’ex
presidente Gurbanguly Berdymukhamedov, in carica da un quindicennio, e suo
figlio Serdar. Il mese scorso papà Gurbanguly, oggi sessantacinquenne, s’è
svegliato dicendo che il Paese necessita di forza giovanile e ha indetto
elezioni politiche. Serdar si trovava in pole position poiché aveva già ricoperto
il ruolo di Primo Ministro e soprattutto perché aveva da poco compiuto
quarant’anni, età minima per ricoprire la carica più alta. Il figlio del Capo
di Stato aveva in tasca un programma ineccepibile e lo dichiarava ai media: “proseguire sulla via dello sviluppo che la
nazione ha intrapreso in questi trent’anni per migliorare le condizioni dei
concittadini”. I numeri danno una mano ai presidenti turkmeni: gli abitanti
sfiorano i sei milioni e il sottosuolo ha riserve di gas naturale che rendono
il Paese decimo produttore al mondo con un Prodotto Interno Lordo fra i più
avanzati dell’Asia centrale. Un Pil salito dal 6% al 23% nei primi anni del
Millennio in cui lo sfruttamento dei giacimenti di gas è schizzata in alto. Ma
la storia politica recente, vissuta fra la capitale Ashgabat e dintorni, ha
rappresentato anche una parziale zavorra, perché la florida economia da Stato
redditiere che gira intorno allo sfruttamento del sottosuolo (al gas s’uniscono
mercurio e tungsteno, seppure con livelli estrattivi meno elevati), aveva prodotto
un isolamento nazionale per i colpi di testa del suo primo presidente
Saparmyrat Nyýazov, autoproclamatosi “grande condottiero del Turkmenistan”.
Figlio d’un eroe della Grande Guerra Patriottica contro il nazismo, Saparmyrat avvicinò
la politica negli anni Sessanta, salì ai vertici dopo che Gorbačëv silurò il
vecchio presidente. A Nyýazov non piacevano le riforme della perestrojka, si
schierò coi golpisti filo Urss, ma col fallimento del colpo di mano egualmente
rimase al potere, cavalcando l’indipendenza e non entrando nella Comunità degli
Stati Indipendenti.
Si teneva equidistante da
Russia e Stati Uniti,
esaltando un culto personale sostenuto da statue dorate di sé e sua madre e un
libro, fra l’epico e il filosofico (Ruhnama),
scritto di suo pugno. O almeno fatto passare per tale. Il testo ovviamente finì
nei programmi scolastici e fu avvicinato al Corano, confessione seguita dalla
maggioranza della popolazione di origine turcomanna, più la minoranza uzbeka
(l’altra minoranza russa s’aggira attorno al 5%). L’esistenza, vissuta con un’autoreferenzialità
ingombrante per la popolazione e pure per il suo entourage, venne stroncata da
un infarto. La ‘corte’ presidenziale s’orientò sul vice Berdymukhamedov che dal
2007 ha guidato la nazione. Cavalcando la citata crescita del Pil e stabilendo
con Mosca e Pechino relazioni legate al prodotto primario, che non è il cotone
di cui comunque il Paese detiene la decima posizione produttiva mondiale, ma
appunto il gas naturale. La Cina ne incamera fra i 30 e i 40 miliardi di metri
cubi annui. E la stessa Russia ne acquista per girarlo ai clienti europei,
un’operazione sospesa per un triennio a seguito di controversie sul prezzo, evidentemente
aumentato da Ashgabat rispetto alla vantaggiosa cifra fino a quel momento
strappato da Mosca. Gli affari sono ripresi nel 2019. Nel 2021 i 5.5 miliardi
di metri cubi di gas turkmeno annuale - acquisiti da Gazprom (il contratto durerà un quinquennio) sono raddoppiati e
diventati 10 miliardi di metri cubi. Ora nell’elezione di Serdar, che ha
promesso neutralità pur non citando la crisi ucraina (il Turkmenistan è fra le
35 nazioni astenutesi dal condannare il Cremlino), l’annuncio è giunto con un
considerevole ritardo. La schiacciante maggioranza del 73% che l’ha eletto è
parsa agli osservatori generosa anche per un figlio di papà qual è Serdar. L’unico
a tenergli testa (si fa per dire) è stato un funzionario d’Università
accreditato dell’11%. Per due giorni fra domenica e lunedì la Commissione
Elettorale dichiarava di dover contare e ricontare schede incerte, quindi annunciava
che si attendevano i voti dei residenti all’estero. Comunque alla fine l’eredità
è stata ufficializzata. Dopo due epoche di regime entra in scena
Berdymukhamedov II. Gli affari del gas possono proseguire, dentro e fuori i
confini turkmeni.
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