Uno su settantadue
milioni è
media infinitesimale, bisognerà vedere se le percentuali aumenteranno in
funzione di quanto proseguiranno guerra e resistenza. Alcune testate indiane
hanno messo in risalto la vicenda dello studente d’ingegneria
Sainikhesh Ravichandran originario dello Stato meridionale Tamil Nadu che conta
appunto 72 milioni di abitanti. Sainikhesh studia ingegneria aerospaziale presso
l’università di Kharkhiv, a questa passione aggiungeva sin dagli anni del liceo
quella militare. Finora inappagata. Terminata la scuola superiore aveva provato
ad arruolarsi nell’esercito del suo Paese, era stato respinto per motivi di
altezza. Le note diffuse dall’agenzia Ians
dicono che il ragazzo aveva provato anche con l’esercito statunitense.
Invano. Nel 2018 il trasferimento in Ucraina per frequentare l’università. E
accanto ai corsi accademici ha aggiunto quelli paramilitari. Il terreno
risultava fertile ben prima che dell’invasione russa, le tensioni interne con
le regioni separatiste di Donetsk e Lugansk avevano visto nascere gruppi
paramilitari sin dal 2014, reparti come la Legione
Nazionale Georgiana nella quale il giovane indiano ora s’è arruolato,
diventati supporto dell’esercito di Kiev. I genitori di Sainikhesh, che si
mostra orgoglioso con elmetto e fucile d’assalto assieme ad altre neo reclute
nelle immagini postate dal gruppo sui social media, sono rimasti basiti alla
notizia. Hanno provato tramite il consolato indiano, che s’occupava di altri
universitari rimasti bloccati alla frontiera polacca nel tentativo di riparare
all’estero, di far recedere il figlio dalla svolta bellica. Senza esito. Afflitto il
padre dello studente dichiarava al Times of India: “Sono terribilmente sconvolto, mio figlio sta seguendo le incessanti
richieste d’aiuto del governo ucraino di reclutare combattenti stranieri”. Fondata otto anni addietro da tal
Mamuka Mamulasvili - giovanissimo guerrigliero dell’Abkhazia, così recitano le sue note
biografiche diffuse sul web - la Legione
Georgiana, s’è messo al servizio del presidente Zelensky riconoscendogli
leadership e decisionismo. Pur aggregando miliziani d’ogni provenienza - conta su
volontari statunitensi, britannici, svedesi, lituani, messicani, e ora indiani -
Mamulasvili dichiara di voler tenere alla larga fanatici neonazisti e
suprematisti. Nulla a che fare col Battaglione
Azov, ma a sostegno delle azioni armate e dell’addestramento militare
intrapresi la sua visione socio-politica appare parziale se non proprio offuscata. In
un’intervista ha affermato: “La Russia
dipende storicamente dall’Ucraina perché la Russia non ha una sua storia”. In
questa bolgia s’è infilato Sainikhesh, forse più per la frustrazione d’una
divisa mai vestita, che per senso d’appartenenza a un disegno di resistenza internazionale.
Certo, la tradizione Tamil è combattente, i tamil malesi all’interno dell’Indian National Army s’opposero al
dominio coloniale britannico, ma in questa storia i genitori di Sainikhesh non si
danno pace. E la pace sembra una chimera. Mentre c'è chi stravede per armi e guerra, nei due fronti e oltre quelli.
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