I quindici missili dell’aviazione israeliana sganciati su un’area residenziale nella qatarina Doha, dov’era ospitato e riunito il vertice Hamas, ha un duplice valore. Quello immediatamente espresso dal governo israeliano: controbattere a suon di bombe l’assalto di ieri nelle strade periferiche di Gerusalemme est, inizialmente pensato come spontaneo e comunque lodato dal Movimento islamista, quindi rivendicato come proprio. Da qui il via libera al raid denominato “Giorno del giudizio” che doveva colpire i restanti leader vecchi e nuovi della resistenza palestinese: Khalil al-Hayya, presidente dell’Ufficio politico di Hamas, Khaled Meshal, Zaher Jabarin. Israele afferma che il colpo è riuscito, facendo intendere che, com’era accaduto ad altri capi palestinesi, l’omicidio mirato è compiuto. La forza palestinese ha rintuzzato la notizia dicendo il contrario: il terzetto è salvo, a perdere la vita sono stati il figlio di al-Hayya, Hammam, e il funzionario del partito Jihad Lubbad. L’ulteriore intento dell’operazione era quello di stoppare l’iniziativa trumpiana d’inseguire un tavolo di trattative, al quale Hamas aveva risposto favorevolmente. Le bombe di oggi pomeriggio ribadiscono la chiusura di Netanyahu verso qualsiasi accordo, anche momentaneo e parziale, rilanciando la linea dell’occupazione di tutta la Striscia, l’evacuazione della popolazione locale, strada unica e forzata senza nessuna alternativa. Poiché per l’odierno raid, Tel Aviv ha avvisato Washington, traspare il doppio taglio con cui il premier d'Israele impone al presidente-tycoon il tragico ‘giorno per giorno’ che disegna il drammatico futuro mediorientale. Comprese le mosse atte a invadere e bombardare Stati sovrani - non solo i nemici libanesi, iraniani, yemeniti, ma gli stessi Paesi alleati dove gli statunitensi conservano proprie basi, come al-Udeid - mentre trova conferma il doppismo del presidente americano. Lui proclama di condurre il gioco, militare e diplomatico, nella regione; invece risulta un complice succube di quanto il sionismo ortodosso e l’ebraismo fondamentalista mettono sul piatto dell’imposizione geopolitica internazionale.
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