Chi per studio, ricerca, curiosità, addirittura spionaggio ha tenuto aperti i canali d’osservazione su quel tratto di Siria che non è più tale dalla rivolta del 2011, colloca la riconquista di Aleppo da parte di jihadisti stabilmente dimorati non lontano, dentro un processo evolutivo delle linee interne a quel mondo. Che è stato qaedista secondo i dettami del fondatore bin Laden e del successore Zawahiri, freddato come il suo socio da un agguato mirato statunitense, ma era diventato cosa a sé distinguendosi dal marchio maggiore del terrore islamista: lo Stato Islamico del Levante. Sigla rilanciata, dopo la caduta nella terra dell’Eufrate del 2016, nelle periferie afghana e pakistana seppure osteggiata dai taliban al potere a Kabul e da quelli sempre attivi a Quetta. Ma in questi giorni d’assalto da nord a sud nella landa occidentale siriana la novità chiamata Hayat Tahrir al-Sham, nuova non è per chi ne segue l’attività dalla nascita per scissione dal Fronte al-Nusra e dalla magnetizzazione di gruppi minori (Ansar al Din, Nour al Din, Jaysh al Sunna) tutto a opera del leader Muhammad al-Jolani che dal nome si richiama alle alture golaniche, ferita aperta come la stessa Al Quds dall’occupazione israeliana di quasi un sessantennio addietro. Come Osama bin anche al-Jolani è un saudita di Riyad, ovviamente più giovane d’un venticinquennio. La trascorsa vicinanza ideologica s’era cementata sul fronte iracheno (nel 2003 ruggiva l’invasione statunitense) tramite un'altra figura del vertice qaedista al-Zarqwani, durò fino al momento della sua dipartita per bombe americane sul proprio rifugio. Jolani tornò a Damasco, dov’era vissuto con la famiglia fin da bambino, infilandosi a capo fitto fra i rivoltosi del 2011, orientando la ribellione ad Asad verso una guerra civile armata. In quella veste aveva avuto un ruolo non secondario, ponendo la galassia al-Nusra fuori dalle pretese egemoniche del neonato Daesh di al-Baghdadi. E’ del successivo rilancio delle operazioni anti regime nel 2015 il distinguo che Jolani e al-Nusra compiono verso l’Isis, considerato fanatico (sic) e sviante dal loro intento di colpire prevalentemente Asad e i suoi alleati, fra cui spicca Hezbollah.
E’ in questo differenziarsi dai tristemente noti tagliateste dello Stato Islamico che il salafismo dei miliziani raggruppati in Hayat Tahrir al-Sham appare estremo ma parzialemente estremista, almeno nei proclami. Di fatto il leader elabora un processo di radicamento su un territorio difeso coi denti dalle controffensive dei lealisti di Damasco, resistendo per terra a Hezbollah e pure ai Pasdaran e sotto il cielo dei martellanti sorvoli dei Tupolev. Tanta distruzione nei dintorni della roccaforte di Idlib ma anche tanto impegno per la gente e con la gente del luogo. Una pragmatica amministrazione del distretto, la fornitura d’acqua e viveri durante l’assedio, il riassetto, per quanto di può, di strade squassate dalle bombe, e comunque la scuola, l’istruzione primaria per i bambini e certamente l’insegnamento secondo i dettami dell’Islam, ma senza avvitarsi nel lavaggio dei cervelli di certe madrase fondamentaliste. Di recente sono stati ricordati alcuni pronunciamenti pubblici di al-Jolani: “La nostra battaglia è a tutti i livelli. Non è solo una battaglia militare, perché la costruzione è più difficile della guerra”. "La libertà viene dalla forza militare, ma la dignità deriva da progetti economici e d’investimento con cui le persone e i cittadini vivono una vita dignitosa che si addice ai musulmani". Del resto dopo il terribile sisma del febbraio 2023 l’attenzione era rivolta ad aiutare i superstiti più che a battagliare, sebbene questo lo facesse anche il fronte avverso. Ora la gestione del quotidiano, davanti a tanti bisogni e mille paure delle minoranze che non pregano Allah e di gente tuttora in fuga, vede gli sguardi smarriti di chi resta semplicemente perché non sa dove dirigersi. I miliziani di HTS puntano a tranquillizzare anziché terrorizzare, non basterà per scrollarsi di dosso un marchio fondamentalista, ma da tempo c’è chi gli crede e vuole uno Stato non multi feudi protetti da padrini esterni. Tale è rimasta la Siria, contenitore di almeno quattro realtà diverse e contrapposte e fuori, a contendersi le spoglie e muovere pedine, un numero ancor più grande di burattinai.
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