In
trecento marciavano, facce nemmeno tanto truci ma i pensieri e le azioni sì.
Accadeva in una giornata simbolo: il primo Maggio, nella civile Scandinavia,
dove però da tempo i neonazisti sono di casa e scatenano la propria xenofobìa
su immigrati e rifugiati. Nella cittadina svedese di Borlänge sfilava il
sedicente Movimento Nordico di Resistenza e la gente guardava dalle finestre,
dai marciapiedi. L’unica a opporsi, col simbolico gesto del pugno chiuso,
rivolto all’incedere marziale dei militanti nazisti è stata Tess Asplund, una
donna di colore attivista dell’associazione Afrophobia Focus. Ha preso coraggio
e s’è piazzata in mezzo alla via dove il corteo, scortato dalla polizia, passava.
Tess è stata spintonata da uno degli attivisti in camicia bianca, quindi
allontanata dagli agenti. Alla stampa britannica che la intervistava
sull’azione, indubbiamente coraggiosa e a rischio di pestaggio, ha affermato
che non poteva sopportare i nazisti nel luogo dove vive. Un esempio cristallino,
un monito per i cittadini vili e distratti, per non dire acquiescenti, di
troppe nazioni che delegano ad altri (ma a chi?) la difesa simbolica di ogni
spazio vitale.
Un
monito per tutti noi. Per chi non ha più tempo per la vita pubblica che viene interpretata
a piacimento da rappresentanti che nella professione del rappresentare non
seguono nessun altro ideale se non quello di presenziare a una realtà, anche la
più impresentabile. Se si perdono o si confondono le coordinate su cui le
nazioni hanno costruito presente e futuro, le coordinate scritte dalla storia
di un’umanità che solo due generazioni fa ha combattuto il nazifascismo, ecco
che il germe delle devianze ideali su razza, religione, politica prestano il
fianco alla logica della sopraffazione. Se ogni comunità, se ciascun popolo non
cura quella malattia dell’anima rappresentata dall’egoismo esasperato, se si
nutre con l’esaltazione della tribalità, l’odio verso la diversità, l’uso
criminale della forza che soffoca la libertà, l’aberrazione sadica dello
spargimento di sangue si tornano a rivivere gli incubi dell’ideologia della
morte. Per decenni la cura è stata parziale, la convivenza e il perdonismo sono
state mal interpretate da chi non ha voluto accettare la lezione della storia.
E ne ripropone l’incubo a nuovi figli. Sta a ciascuno difendere la conquista
democratica, facendo come Tess senza chiudere gli occhi.
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