mercoledì 23 ottobre 2024

Turchia, tornano gli attentatori

 


Nuovo terrore in Turchia. Quattro morti, fra cui gli assalitori, e quattordici feriti è il bilancio d’un attacco compiuto da un commando presso la maggiore azienda aerospaziale di Stato (TUSAŞ) situata a Kahramankazan, una piccola località a una quarantina di chilometri dalla capitale. Nel sito lavorano quindicimila addetti, in sintonìa con la Nato si producono nuovi modelli di caccia e i droni Kizilelma Bayraktar, fiore all’occhiello della tecnologia bellica anatolica. La polizia, e lo stesso Mıt, esaminano i filmati delle telecamere di sicurezza in cui sono impressi i volti scoperti d’un uomo con uno zaino e un fucile d’assalto, coadiuvato da una donna. Giunti in taxi davanti ai cancelli della struttura hanno immediatamente iniziato a sparare, hanno anche fatto esplodere un ordigno e nei video scandagliati dalle forze dell’ordine s’intravede molto fumo. Penetrando all’interno degli uffici hanno preso in ostaggio alcune persone poi liberate dall’intervento di reparti di sicurezza che hanno ucciso la coppia armata. Non c’è stata finora alcuna rivendicazione. Il ministro dell'interno Ali Yerlikaya ha fatto riferimento a “Tre martiri e quattordici feriti, tre dei quali in gravi condizioni”, forse non parlava del commando. Le ipotesi sull’attacco oscillano dall’Isis, ai sedicenti Falconi della Libertà, gruppo vicino o fuoriuscito dal Partito dei Lavoratori Kurdi (Pkk) oppure direttamente a quest’ultimo. Questo partito vive una spaccatura fra un’indomita componente militarista che mal digeriva già più d’un decennio addietro la linea aperturista di Öcalan, padre storico del Pkk e storico internato nel supercarcere di İmralı e chi non voleva e non vuole chiudere il capitolo della lotta armata. Negli ultimi anni la Turchia è stata teatro di molteplici attentati, con le città vetrina di Istanbul e Ankara nel mirino. L’ultimo fuoco c’era stato nel novembre 2022 nella centralissima İstiklal Caddesi, la via del passeggio e dello shopping degli istanbulioti, sei i morti e sospetti vicini ai citati Falconi. La metropoli sul Bosforo era già stata bersagliata: la notte di Capodanno 2017 presso la discoteca Reina nel quartiere di Beṣiktaṣ un uomo scaricava un kalashnikov in una sala zeppa di astanti festosi: trentanove morti. Gli scampati all’agguato sostennero che l’attentatore parlava arabo. Qualche giorno prima ad Ankara l’ambasciatore russo in Turchia, Karlov, veniva freddato da un poliziotto turco che gli faceva da scorta. Questi mentre sparava intonò un inno qaedista. In quell’anno i Falconi della Libertà nel cuore di Ankara avevano prodotto mortali esplosioni costate la vita a trentasette cittadini e agli stessi attentatori kamikaze. Mentre nel luglio 2015 a Suruç sul confine siriano, un’associazione giovanile socialista che stava organizzando una missione di sostegno e ricostruzione per l’assediata enclave kurda di Kobanê registrò un attentato con trentadue giovani vittime. Sospetto sull’Isis, certezze nessuna. Sospetto d’intrecci con le Intelligence parecchi. E comunque non finisce. Mentre Erdoğan e Putin, in passato competitori e da tempo dialoganti, parlavano nel consesso dei Brics gli attentatori si riaffacciano all’uscio. Per la cronaca la Farnesina comunica che i tecnici italiani di Leonardo spa presenti oggi presso la TUSAŞ sono tutti sani e salvi. 

 

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