domenica 18 agosto 2024

Turchia, ennesima aggressione in Parlamento

 


Non sappiamo quanto Alpay Özalan, ex calciatore del blasonato Beșiktaș di Istanbul, con cui una trentina d’anni addietro vinse uno scudetto e due Coppe di Turchia, facesse valere con colpi proibiti la sua stazza di corpulento difensore. Sicuramente da parlamentare del gruppo di maggioranza (Akp) la teorica sportività ha ceduto il passo al più belluino dei sentimenti: aggredire il collega dell’opposizione Ahmet Şik del Partito dei lavoratori che interveniva nel Meclisi protestando per l’espulsione dell’attivista e deputato Can Atalay. Quest’ultimo era stato condannato a diciotto anni di reclusione per le proteste del Gezi park (maggio-giugno 2013) e dal 2022 sta scontando la pena. Lo scorso anno comunque era stato eletto nella Grande assemblea turca e la Corte Costituzionale giudicava corretta la scelta invitando la magistratura a scarcerarlo per fargli svolgere attività politica. La maggioranza governativa (Partito della Giustizia e dello Sviluppo, Partito nazionalista e altri raggruppamenti minori) ha votato l’espulsione di Atalay dal Parlamento. Da qui la protesta del deputato Şik che mentre interveniva dal podio era raggiunto da Özalan, il quale con fare da picchiatore l’ha afferrato per la gola e sbatacchiato a terra. L’aggredito pur cercando di difendersi dal corpulento membro dell’Akp deve aver sbattuto, poiché i video sul triste episodio mostrano anche macchie di sangue in terra che gli addetti alla sala hanno immediatamente provveduto ad asciugare Nel frattempo dai banchi di governo e opposizione molti onorevoli si sono concentrati nel punto dell’assalto, il parapiglia è durato a lungo prima di venire sedato. Non è la prima volta che nel Meclisi si verificano scene da bazar, e sempre deputati dell’Akp si ritrovano nel ruolo di assalitori. 

 

All’intolleranza verso gli avversari, ancor più se di sinistra, che caratterizza i comportamenti di soggetti che ben poco hanno di decoroso, s’accompagna una divulgazione dello scontro come nei tempi più bui della Turchia messa a ferro e fuoco dai ‘Lupi grigi’, la componente estremista del Partito nazionalista. Fra l’altro alla stregua di quel che accade in molti stadi e a tanti club, non solo gli ultras delle curve ma gli stessi calciatori mostrano gestualità radicali. Da noi braccia tese fascistoidi, in Turchia la mano che mima il volto del lupo. Ai recenti Europei di Germania Merih Demiral l’aveva fatto esultando in tal modo dopo aver segnato contro l’Austria. Non sappiamo se stesse cercando anche lui un futuro da parlamentare col partito di Bahçeli, il maggior alleato di Erdoğan, sta di fatto che l’Uefa ha stigmatizzato la pratica di simbologie politiche trasportate sul terreno di gioco da pluripagati professionisti che contravvengono palesemente al regolamento. Accanto all’Assemblea trasformata in arena, riappare il contrasto nella magistratura turca in gran parte addomesticata dalla politica erdoğaniana, frutto delle famose radiazioni dei reali e presunti giudici (e militari, poliziotti, insegnanti, impiegati) fethulaçi, gli aderenti al movimento di Fethullah Gülen, l’ex sodale e poi grande nemico di Erdoğan, accusato d’aver organizzato il tentativo di golpe del 2016. Dopo quelle purghe fra i membri di vari tribunali, fra cui la Corte di Cassazione, prevalgono toghe schierate col presidente-sultano. Resistono alcuni membri della Corte Costituzionale, dove una maggioranza di nove su quattordici s’era espressa per l’immunità ad Atalay affinché potesse entrare in Parlamento. La maggioranza invece gli ha sbarrato l’ingresso e con le manone di Alpay ha punito chi protestava. Ancora una volta in Turchia lo stato di diritto viene calpestato e ciò che risulta più inquietante è l’intimidazione ai più alti livelli, quasi lo Stato non esistesse. Sarà interessante conoscere se al deputato-assaltatore verranno applicate sanzioni o tutto sarà cancellato come le macchie di sangue sul pavimento.

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