venerdì 24 gennaio 2025

Franceschini, il meccanico performante

 


Neanche fosse il team Ferrari, che però ingaggia Hamilton per tornare a vincere, il magma progressista dell’opposizione che sogna ma non segna, come talune squadre in crisi profondissima, trova un manager che veste la tuta blu di meccanico. Lo annuncia La Repubblica, introdotta nell’officina che Dario Franceschini, ha rilevato nel quartiere romano dell’Esquilino per farne il suo ufficio. Officium in latino sta per servizio-dovere-funzione, quello che l’attuale politica tutta, in ogni angolazione, non riesce a fornire presa com’è da ‘lo proprio particulare’ come lo definiva Guicciardini, che le meschinità ataviche del genere umano aveva studiato e messo nero su bianco. Un genere ancor più particolare è il ceto politico, che nelle repubbliche seguite alla prima, sta offrendo il meglio delle meschinità di chi fa d’un servizio uno status personale. Personalissimo. Esteso alla cerchia familiare, clanista e dei cortigiani al seguito. Dario, da figliol prodigo d’un papà che fu democristiano ma almeno partigiano, ha avuto il destino segnato di chi nasce in provincia (Ferrara) e deve comunque arrivare. Lui ci ha messo del suo e già liceale era nell’Associazione Democratica d’ispirazione cattolica, avendo  nel cuore Benigno Zaccagnini e don Primo Mazzolari (partigiano anche lui). Diventa presto amministratore democristiano nella città natale, poi vola nella direziona nazionale del Movimento giovanile Dc. Dopo essersi fatto le ossa in periodici para-partito (Settantasei, Il Confronto, La Discussione) la carriera politica è in ascesa stellare. Certo, nel terremoto di Mani pulite che azzera la ‘prima repubblica’ assiste al crollo della casa di Piazza del Gesù, ma si ritrova  nel Partito Popolare Italiano, e fra correntine dello stesso, segretari di passaggio, Bianco, Marini, Castagnetti, diventa uno spalleggiatore e politico di professione, visto che la laurea in Giurisprudenza che lo fa avvocato civilista, lo impegna per un periodo brevissimo. La Grande Politica gli obnubila lo studio legale, però nel tempo gli offre un posto da Senatore. Ovviamente incontra e vive l’esperienza de L’Ulivo che lo fa Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (1999-2001), quindi il Partito Democratico di cui è lui medesimo il segretario (2007-2009) dopo aver fatto il vice (2009). Quindi diventa Ministro (Rapporti con il Parlamento, 2013), e in tre legislature Ministro per i Beni Culturali trasformato in Cultura tout court (2014-2018, 2019-2021, 2021-2022). Respiriamo: Ecco Homo. Ora il suo genio, rimasto un po’ in disparte nell’ultimo periodo, si prende la briga di elargire consigli utili al futuro politico d’una classe perdente.  Dario lo ribadisce: “Uniti si perde”. Cosa verificabilissima, visto che gli apprendisti stregoni con cui lui stesso ha collaborato nel Pd tali magrezze elettorali possono verificarle di persona. E allora nell’odierna esternazione della citata intervista Franceschini propone all’opposizione un passo antico, forse più efficace dell’unione che non acchiappa né voti né tantomeno la guida del Paese. Fare come la Destra, un’alleanza elettorale, per fare cosa si vedrà. E se c’è chi vuole la guerra e chi no;  chi il nucleare e chi le pale eoliche, non importa. Importante è pigliare i voti, il resto si decide durante il governo. Potrebbe funzionare, poiché agli avversari tutto sommato funziona. Certo, occorre trovare chi la racconta per bene, gli altri hanno l’attrice Meloni. Servirebbe un affabulatore-presidigitatore alla Renzi, che ormai s’è bruciato (infatti Dario gli consiglia d’integrarsi generoso nel progetto). Chi sarà il conducator il nostro non lo dice. Del resto lui ha avuto la folgorazione, illumina, ma non può far tutto. Eppure un’altra cosa la pensa e la dice: estendere l’accordo a Forza Italia che orfana di Berlusconi magari potrebbe risultare meno rigida e fare il salto della quaglia. Non l’ha ancora proposto a Tajani, potrebbe convincerlo piano, piano facendogli fare il Cavallo di Troia senza che se ne accorga. Primo passo: un invito nell’officina romana a rimirare la moto che lui aveva venduto e che amici del cuore hanno recuperato, regalandogliela. I grandi ritorni valgono nella vita e nella politica. Per Franceschini il domani è scritto: basta sostituire Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli con Pd, M5S, Avs,+Europa, Iv e se va bene Azione. E il motore truccato romba.

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