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giovedì 13 ottobre 2022

L’India che lotta per il velo

 

Copriamo la testa non il cervello, “Il velo è un nostro diritto, nessuno ce lo toglierà” dicono i cartelli delle giovani  dello Stato indiano del Karnataka. Sono riunite davanti alla sede della Corte Suprema che ha affrontato la questione del divieto imposto dal partito hindu d’indossare l’hijab a scuola. Il caso era scoppiato nello scorso gennaio, i dirigenti d’istituto, in base alle disposizioni del partito che governa lo Stato, impedirono alle studentesse di entrare in classe velate. Quest’ultime s’acquattarono davanti al cancello della scuola  improvvisando l’autogestione delle lezioni. Nei giorni seguenti frange fondamentaliste hindu organizzarono gruppi di studenti, soprattutto di sesso maschile, che contestavano la protesta delle studentesse. Il clima divenne rovente per la radicata polarizzazione confessionale vissuta dal Paese, senza però degenerare in scontri com’era accaduto in altre occasioni e in aree dove la tolleranza è sottozero. Ora la magistratura, nell’affrontare una vicenda sulla quale la politica riversa un’attenzione ossessiva perché l’intolleranza religiosa è diventata il punto cardine di aggregazione del Bharatiya Janata Party, si è divisa: un giudice ha accettato il ricorso delle ragazze islamiche, un altro l’ha respinto. Il locale ministro dell’Istruzione per il momento mantiene il divieto sul velo, in attesa che il nodo possa essere sciolto da un’autorità superiore, che si spera sia super partes: il presidente della Suprema Corte Indiana. Di recente nomina, dopo aver fatto parte dell’organo in qualità di giudice, Uday Umesh Lalit è il quasi sessantacinquenne investito del prestigioso e delicatissimo ruolo. Viene da una famiglia di avvocati originaria del Maharashtra, suo nonno iniziò a praticare la legge in epoca coloniale britannica. Ma il suo incarico durerà pochissimo. Andrà in pensione fra qualche settimana, al compimento del 65° anno d’età, un termine già contestato dal suo predecessore che lo considerava limitativo. In ogni caso l’età di uscita è rimasta quella. E non è detto che Lalit riuscirà a esprimere un parere vincolante sulla diatriba del velo prima della collocazione a riposo.  L’irrisolutezza peserà sulla convivenza, insidiata non solo nel Karnataka ma in molti Stati della Federazione. A Delhi sono riprese manifestazioni di solidarietà con le studentesse private del velo o della scuola. Le giovani rivendicano la copertura del capo come simbolo identitario, oltre che di fede, un desiderio di riconoscimento di sé e della propria dignità davanti ad apparati e cittadini di altra religione che intendono negargliela. La comunità musulmana sente un apartheid che cresce e soffoca come e più dei raid dei picchiatori dell’hindutva.

Per approfondire:

https://enricocampofreda.blogspot.com/2022/03/lindia-dellesclusione-e-del-livore.html

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