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domenica 30 gennaio 2022

Afghanistan, Karzai parla all’Emirato Islamico

Un po’ imbolsito, evidentemente la crisi alimentare in corso non lo tocca, e ovviamente invecchiato il decano presidente dell’Afghanistan americano, Hamid Karzai, si ripresenta al suo popolo con un’intervista trasmessa da Tolo tv. Rilancia un proprio ruolo di mediatore con l’Emirato di Kabul per la formazione d’un governo inclusivo. I concetti ruotano attorno al processo di pacificazione e riconciliazione del Paese in cui s’era impegnato l’ex presidente Ghani, riparato presso gli Emirati Arabi Uniti all’arrivo delle milizie talebane nella capitale. Quel dialogo inter afghano, presente negli accordi di Doha che aveva visto il vice di Ghani Abdullah nel ruolo di responsabile. Colloqui precedenti all’offensiva finale dei turbanti che un po’ trattavano, un po’ snobbavano l’assise convinti, come poi è stato, di poter giungere al potere per dissolvimento dell’esercito e dell’amministrazione che collaboravano con la Nato. Però la loro voglia di rivincita, le promesse d’una trasformazione di fatto inesistente, l’assenza d’integrazione di altre componenti politiche (sebbene su alcune figure come Ghani o nuove proposte quali Massud junior Baradar e soci avessero posto il veto) e ancora la stretta sulle professioni al femminile e sulla stessa scolarizzazione delle ragazze, oltre alla persecuzione di donne che avevano ricoperto ruoli politici, amministrativi e militari nella vecchia gestione, hanno portato la Comunità internazionale a uniformarsi al blocco degli aiuti lanciato dalla Casa Bianca. Uno stallo che da settembre scorso ha congelato anche i fondi (9.5 miliardi di dollari) destinati alla nazione. Da qui l’isolamento che però non giova all’Emirato. E la ricerca di sponde dalla Cina, vogliosa di proseguire i suoi affari minerari in aree pacificate, ma meno propensa a spendersi per il riconoscimento del governo talebano in consessi geopolitici rispetto a Pakistan e Iran. Quindi per smuovere acque rimaste ferme e congelate nell’inverno in corso, il vecchio Karzai che è pur sempre un capobastone d’un ramo pashtun che conta, si rifà sotto sottolineando la necessità d’uno sblocco dello stallo. Afferma che l’isolamento è sconveniente per tutti: “Il mondo vuole un governo inclusivo? lo vuole l’Onu? Un governo che rappresenti ogni componente, assicuri i diritti delle donne e il loro inserimento nella società?”. Visto che l’Emirato starebbe provando ad accettare un rilancio del confronto inter afghano, la strategia internazionale dovrebbe mutare. Dunque, anche la redistribuzione degli aiuti tramite dipartimenti governativi, Ong, Nazioni Unite. Il nuovo inviato speciale statunitense per gli Affari afghani, Thomas West, indica all’Emirato Islamico la via di questo genere di consultazione interna per una gestione condivisa. La contraddizione è che gli interlocutori sarebbero vecchi e nuovi padroni d’una nazione azzerata. Col popolo che resta a guardare affamato e in affanno.

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