In trecentomila, forse più, con trattori, barbe e turbanti, attrezzi
agricoli sostano bloccati da tre giorni alla periferia di New Delhi. La polizia
li tiene ai margini dai palazzi del potere che vorrebbero raggiungere. Le forze
dell’ordine non promettono nulla di buono se i contadini attueranno quel che
minacciano: spazzare via coi mezzi cingolati le barriere metalliche con cui la
loro protesta è stata fermata. Si sono sollevati da due mesi contro talune
riforme dell’Esecutivo, le ritengono lesive del loro sostentamento. Invece a
detta dei proponenti le nuove norme aprono “opportunità” per i produttori consentendo
loro maggiore autonomia. I contadini individuano una deregolarizzazione dei
prezzi delle merci che li sottoporrà alla speculazione delle grandi aziende. Così,
settimana dopo settimana, il malcontento è cresciuto in un settore che impiega
tuttora il 40% della forza lavoro nel Paese-continente, e sono sopraggiunte
prima proteste locali, da giorni la marcia verso la capitale. Durante la stessa,
partita dal Punjab e l’Haryana, le forze dell’ordine sono intervenute più volte,
cercando di frenare e disperdere i manifestanti.
Si è passati anche alle
maniere forti con lacrimogeni e cannoni ad acqua per evitare che si formassero grandi
accampamenti alle porte della capitale, che rimane comunque assediata nelle
cinque arterie principali dove stazionano i protestatari. Il governo
cittadino ha evitato di convogliarli su cinque stadi che, nelle intenzioni di
chi proponeva questa soluzione, si sarebbero trasformati in enormi prigioni. Si
è optato per le barriere metalliche che impediscono il prosieguo del cammino,
mentre è in corso un tavolo di trattative fra due ministri e i rappresentanti
dei rivoltosi. Talune richieste del mondo rurale sono state contestate da un
certo ambientalismo, una di esse è la cancellazione della multa per reprimere la combustione delle
stoppie dopo il raccolto. L’antichissima pratica vuole essere rimossa perché
contribuisce ad aumentare i tassi d’inquinamento in ambienti, come la regione
di Delhi, già sofferenti per la qualità dell’aria. Ma, accanto a questioni relative
a costumi atavici, peraltro dibattuti da chi di rimando afferma che si multa
quest’inquinamento e si tralasciano quello industriale e quello del traffico su
gomma, pubblico e privato, resta soprattutto il fattore economico. In
proiezione la legge soffocherebbe le entrate dei produttori piccoli e medi. Eppure
il governo insiste: la protesta degli agricoltori sarebbe strumentalizzata dall’opposizione
al partito di maggioranza (Bjp) e spezza una lancia per se stesso. Domani è
attesa la resa dei conti, si vedrà se prevarrà un compromesso oppure lo staff
di Modi tirerà dritto verso la liberalizzazione.
Le belle immagini qui riportate sono di Shome Basu
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