“Il principe Fadh bin
Badr è, su sua richiesta,
sollevato dal ruolo di governatore della regione al-Jawf e sostituito dal
principe Badr bin Sultan” recita la testata saudita ufficiale Al Arabyia e poi offre in maniera asettica notizie di altri
incarichi: il principe Turki bin Talal che diventa governatore della regione
Asir, a sud de La Mecca, e l’altro principe Faisal bin Fahd anch’egli nominato
governatore della regione Ha’il. Sono gli effetti degli ulteriori scossoni che
Mohammed bin Salman, il principe ereditario ‘tuttofare e molto pretendere’
assesta agli apparati della monarchia saudita. Trasformazioni etichettate come
riforme, ma a ben osservare si tratta di accaparramenti clanisti o ancor più
familiari, visto che il ramo Saud è ampio e variegato. I nuovi incaricati sono uomini
fidati del principe designato, che con l’ennesima mossa semina pedine sicure
sul territorio, come aveva già fatto col nipote Ahmad bin Fadh, nominato vicegovernatore
dell’enorme area orientale che affaccia sul Golfo Persico che è anche la più
ricca: Al Sharqiyya. Lì è situato il più redditizio giacimento petrolifero del
regno, Ghawar, dal quale vengono estratti 5 milioni di barili di greggio al
giorno (oltre il 6% della produzione mondiale). Proiettare al vertice
dell’amministrazione economica di quella provincia un elemento a lui vicino
vuol dire controllare i forzieri del regno.
MbS continua ad attuare un piano strategico basato su economia
interna, finanza e diplomazia estere. Un rinnovamento d’immagine, cancellando
gli antistorici divieti alle donne (patente di guida, partecipazione a
spettacoli e manifestazioni sportive, da poco giunge anche un’apertura a
vestire la divisa militare), per quanto condanne a morte, fustigazioni
pubbliche e repressione della polizia religiosa, assieme alle predicazioni
degli imam wahhabiti proseguano indisturbate. L’accattivante operazione
restyling del delfino Saud cela, dunque, il conservatorismo fondamentalista dietro
il modernismo tecnologico e affaristico praticato da Riyad, con l’aggiunta di
un’aggressiva politica regionale votata a fomentare jihadismo locale e
internazionale, più partecipazione diretta, coi propri reparti, a conflitti
come accade da quasi tre anni in Yemen. Per avere mano libera anche su questo
terreno bin Salman, che è ministro della Difesa, attua un soggettivo repulisti
fra i ranghi dei già selezionati e fedelissimi vertici militari. Vengono
sostituiti i responsabili dell’esercito e dell’aeronautica, con il generale Abdul
Rahman bin Saleh al Bunyan considerato a fine mandato e rimpiazzato da Fayyad
bin Hamed al Ruwayli. Questo ricambio durerà?
Dipende dagli esiti del conflitto contro l’etnìa Houthi,
ennesimo scontro con l’Iran che non sta andando affatto bene per i progetti
sauditi e per MbS, che in questo campo deve constatare l’unica defaillance d’una
potentissima ascesa ai vertici del regno. Fra le mosse decisioniste del figlio
prediletto di Salman c’è stata quella dello scorso novembre rivolta ad amici e possibili
nemici. Tutti ricchi e potenti, molti principi, fatti condurre presso l’iper lussuoso
hotel Ritz-Carlton di Riyad e lì trattenuti, in duecento e passa, ospiti e
reclusi. Li si accusava di corruzione già praticata e trame in corso, li si
ammoniva e intimidiva, li si metteva in disparte così da non intralciare il
grande disegno predisposto dal sovrano in pectore. Oppure li si graziava e
ingraziava, come accade ora al clan bin Talal, passato dalla punizione pur
dorata del Ritz-Carlton cui era sottoposto il miliardario Alwaleed, all’attuale
incarico di governatore concesso al fratello Turki. Sulla spettacolare
operazione interna non c’è stata una chiarificazione, poiché coinvolgeva
famiglie di affaristi, alle quali per costume il regime acconsente di
realizzare propri interessi leciti e non. Accanto alla scontata fedeltà gli sarà
stato richiesto una ligia adesione alle nuove direttive del primo fra i
principi, che taluni parenti vicini e lontani non vedono di buon occhio, per la
smania di potere e per i rischi generalizzati,
soprattutto geostrategici, nonostante la tutela statunitense.
Nessun commento:
Posta un commento