E’ apparso in tarda serata, la solita faccia fra
il torvo e l’imperscrutabile Recep Tayyip Erdoğan, non dalla tivù di Stato ma
da uno smartphone. Dai collegamenti televisivi che lo mandavano in onda affermava
di voler tornare ad Ankara, invece il presidente, dalla località turistica
dov'era, mentre denunciava il golpe dei colonnelli che lo privano dell’autorità
sembra che stesse volando verso la fortezza europea, direzione Berlino. Però
minuto dopo minuto, di fronte agli aeroporti turchi chiusi, ai carri armati per
via a imporre coprifuoco e legge marziale, alle successive esplosioni nella
tivù di Stato che mostrava la faccetta del sultano detronizzato, questi avrebbe
ricevuto il diniego di approdare in Germania. Dove andrà il fuggiasco lo
scopriremo nelle prossime ore, viene lanciata l’ipotesi d’un atterraggio a
Roma, Londra, in Qatar non si sa. Intanto parecchi suoi sostenitori seguono la
parola d’ordine della resistenza ai golpisti. Uomini e donne scendono per via nelle
maggiori città, a Istanbul verso l’aeroporto Atatürk e nel centro città attorno
a Taksim, bandiere alla mano, egualmente ad Ankara e Smirne. Fiammate simboliche
a suon di fischi rivolti ai militari, gli unici scontri armati li hanno attuati
reparti della polizia e del Mıt fedeli al governo e al presidente. Quel che
mostrano alcune immagini televisive (Bbc)
sono sparatorie nella capitale e sul Bosforo, i caccia dell’aviazione sono l’esibizione muscolare dei golpisti. Bisognerà vedere se
tutti i reparti faranno corpo unico per il cambio di regime, alcuni generali
sostengono che solo una parte dei militari appoggia il colpo di mano. Certo le
non molte, ma inquietanti immagini fanno vedere spari, dicono che ci sono
corpi a terra e i commentatori locali raccontano di situazione caotica per accaparrarsi acqua, cibo, denaro in un
Paese spaccato, cosa peraltro ben nota da tempo assieme alle tante difficoltà. Il
Parlamento riunito volta le spalle ai militari, anche i partiti kemalisti - i
repubblicani del Chp e i nazionalisti dell’Mhp - si dichiarano contrari a
soluzioni di forza e ribadiscono che si sta muovendo un nucleo, non la totalità
dell’esercito. Potrebbe trattarsi degli ufficiali fedeli a Fethullah Gülen, l’imam
turco-statunitense entrato in rotta di collisione con l’uomo duro della
Turchia. Purtroppo iniziano a girare anche notizie di vittime, tutto è confuso,
la notte è buia e sembra infinita.
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