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domenica 1 dicembre 2013

Tahrir, tornano gli indomabili


Tornano nella piazza che da luglio gli viene proibita, sfidano i gas asfissianti, sfuggono alle manovre aggiranti dei tanks. Sono gli oppositori all’esercito dell’ordine e del golpe, gli universitari islamici e laici che giorni fa hanno pianto un collega ingegnere freddato dalla polizia davanti l’università del Cairo. Rischiano arresti e rapidi processi come quello subìto dalle “sorelle islamiche”, tutte giovanissime, tutte nella divisa bianca delle detenute in attesa di giudizio, tutte condannate a pene pesantissime (11 anni di reclusione) per la catena umana che ha bloccato il traffico e, secondo l’Alta corte, ha attentato alla sicurezza della nazione nella figura delle forze dell’ordine e della cittadinanza. La sentenza è stata additata dalle maggiori organizzazioni umanitarie come un passo di palese illegalità. L’articolo 204 della nuova Costituzione “preserva” i cittadini dai processi nei Tribunali militari, vigenti sotto la giunta Tantawi nel 2011 e primo semestre del 2012. Fanno, però, eccezione i “crimini di attacco diretto alle Forze Armate, istallazioni e personale militare”.
Proteste mai morte - Le proteste di piazza vengono annoverate fra questi crimini e chi scende in strada lo fa ormai a suo rischio e pericolo. Capannelli di più di dieci persone prive d’autorizzazione possono essere considerati manifestazione non autorizzata, dove chi viene fermato “in flagrante” può essere arrestato. Recentemente è accaduto a tanti attivisti laici, Alaa Abdel Fattah si vede prolungare il fermo di settimana in settimana, ultimamente per altri 15 giorni. I suoi compagni temono che i rinvii continueranno e temono per la sua incolumità.  L’insofferenza giovanile è crescente, parecchi che nel maggio scorso avevano inseguìto e dato corpo ai cortei dei “Ribelli” inneggianti al generale Al-Sisi, ora si trovano a fianco della gioventù musulmana che agita il fazzoletto giallo con le quattro dita, simbolo dei massacri di luglio alla moschea Rabaa Adawiya. Cinque mesi in cui le galere si sono riempite di attivisti o semplici simpatizzanti della Confraternita e che ora vedono crescere una nausea diffusa verso l’esercito “salvatore di patria e rivoluzione”. Fra gli analisti cresce l’idea che i giovani ridaranno vita a proteste violente.
Emendamenti costituzionali - Intanto l’Egitto burocratico che lavora per le Istituzioni ha chiuso la sessione degli emendamenti ai 247 articoli dell’ennesima Carta Costituzionale. La commissione presieduta dal liberale Moussa ieri ha messo a punto gli ultimi quattro. Il 230, prima del ritocco, vedeva un contrasto fra chi sostiene che i tempi elettorali dovrebbero prevedere prima le elezioni politiche quindi le presidenziali. L’emendamento non s’è pronunciato nel merito e ha affermato che la fase elettorale dovrebbe svolgersi entro sei mesi dalla ratifica dell’ennesima nuova Costituzione. L’articolo 229 lascia decidere al presidente a interim se gli eletti nel Parlamento debbano essere divisi nella seguente proporzione: 2/3 deputati indipendenti e 1/3 provenienti dalle liste di partito. Gli articoli 243 e 244 introducono categorie protette di deputati provenienti dal mondo operaio, contadino, giovanile, cristiano e disabile, tutti devono avere propri membri nell’Assemblea del Popolo. Il referendum popolare che approvi gli emendamenti costituzionali sarebbe previsto per il gennaio 2013. Si potrà garantirne un corretto svolgimento?

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