Tornano nella piazza che da luglio gli viene proibita,
sfidano i gas asfissianti, sfuggono alle manovre aggiranti dei tanks. Sono gli
oppositori all’esercito dell’ordine e del golpe, gli universitari islamici e
laici che giorni fa hanno pianto un collega ingegnere freddato dalla polizia
davanti l’università del Cairo. Rischiano arresti e rapidi processi come quello
subìto dalle “sorelle islamiche”, tutte giovanissime, tutte nella divisa bianca
delle detenute in attesa di giudizio, tutte condannate a pene pesantissime (11
anni di reclusione) per la catena umana che ha bloccato il traffico e, secondo
l’Alta corte, ha attentato alla sicurezza della nazione nella figura delle
forze dell’ordine e della cittadinanza. La sentenza è stata additata dalle
maggiori organizzazioni umanitarie come un passo di palese illegalità. L’articolo
204 della nuova Costituzione “preserva” i cittadini dai processi nei Tribunali
militari, vigenti sotto la giunta Tantawi nel 2011 e primo semestre del 2012.
Fanno, però, eccezione i “crimini di attacco diretto alle Forze Armate,
istallazioni e personale militare”.
Proteste mai morte - Le proteste di piazza vengono annoverate fra
questi crimini e chi scende in strada lo fa ormai a suo rischio e pericolo. Capannelli
di più di dieci persone prive d’autorizzazione possono essere considerati manifestazione
non autorizzata, dove chi viene fermato “in flagrante” può essere arrestato. Recentemente
è accaduto a tanti attivisti laici, Alaa Abdel Fattah si vede prolungare il
fermo di settimana in settimana, ultimamente per altri 15 giorni. I suoi
compagni temono che i rinvii continueranno e temono per la sua incolumità. L’insofferenza giovanile è crescente, parecchi
che nel maggio scorso avevano inseguìto e dato corpo ai cortei dei “Ribelli”
inneggianti al generale Al-Sisi, ora si trovano a fianco della gioventù
musulmana che agita il fazzoletto giallo con le quattro dita, simbolo dei
massacri di luglio alla moschea Rabaa Adawiya. Cinque mesi in cui le galere si
sono riempite di attivisti o semplici simpatizzanti della Confraternita e che
ora vedono crescere una nausea diffusa verso l’esercito “salvatore di patria e
rivoluzione”. Fra gli analisti cresce l’idea che i giovani ridaranno vita a
proteste violente.
Emendamenti costituzionali - Intanto l’Egitto burocratico che lavora per le
Istituzioni ha chiuso la sessione degli emendamenti ai 247 articoli dell’ennesima
Carta Costituzionale. La commissione presieduta dal liberale Moussa ieri ha
messo a punto gli ultimi quattro. Il 230, prima del ritocco, vedeva un
contrasto fra chi sostiene che i tempi elettorali dovrebbero prevedere prima le
elezioni politiche quindi le presidenziali. L’emendamento non s’è pronunciato
nel merito e ha affermato che la fase elettorale dovrebbe svolgersi entro sei
mesi dalla ratifica dell’ennesima nuova Costituzione. L’articolo 229 lascia
decidere al presidente a interim se gli eletti nel Parlamento debbano essere
divisi nella seguente proporzione: 2/3 deputati indipendenti e 1/3 provenienti
dalle liste di partito. Gli articoli 243 e 244 introducono categorie protette di
deputati provenienti dal mondo operaio, contadino, giovanile, cristiano e
disabile, tutti devono avere propri membri nell’Assemblea del Popolo. Il
referendum popolare che approvi gli emendamenti costituzionali sarebbe previsto
per il gennaio 2013. Si potrà garantirne un corretto svolgimento?
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