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lunedì 2 dicembre 2013

L’Egitto di sempre secondo la nuova Costituzione


Hanno iniziato a ricredersi i ribelli laici che sei mesi fa spingevano l’ondata popolar-populista d’Egitto verso l’esercito “amico della gente”. Agli attivisti più sensibili la carneficina d’estate aveva annunciato l’aria: “Oggi ai fratelli, domani a noi” dicevano. Ora che l’ipotesi si materializza riscendono in strada accanto ai coetanei islamici e trovano la repressione di sempre. Il tempo trascorso segna però un’aggravante, non in quella parte del Paese mai mutata: ieri con Mubarak e Shafiq, oggi col generale Al-Sisi, e sempre acquiescente alle mire imperialiste occidentali. Bensì con l’ennesima riscrittura della Carta Costituzionale, che ratifica misure ancor più draconiane capaci di fomentare crude e reiterate repressioni. Giovedì è stato il turno dello studente d’ingegneria Mohamed Reda. Colpito a morte davanti all’università cairota (il ministro dell’Interno sostiene che sia stato ucciso dalle armi dei dimostranti), mentre quattordici adolescenti di Alessandria trovavano una condanna rapida e pesantissima: undici anni per un sit-in che aveva bloccato il traffico, per i giudici un vero attentato alla sicurezza di cittadini e forze dell’ordine.
C’è un articolo, il 174 della nuova Costituzione, che ratifica questo “crimine” per il quale il cittadino ritorna a essere giudicato dai Tribunali militari, come sotto la Giunta Tantawi dei sedici mesi post Mubarak. Se le fasi politiche hanno dei simboli, quello di “garanzia” offerto dal liberale Amr Moussa, presidente dell’assise che ha curato gli emendamenti alla Carta, è l’immagine del vecchio potere ambiguo e servile. Dopo estenuanti tira e molla si propone di sottoporre a Referendum popolare nel prossimo mese di gennaio le seguenti linee fondamentali. Il presidente: potrà servire per due quadrienni; dovrà avere più di quarant’anni; ha la facoltà di dimissionare il governo con la maggioranza del Parlamento. Le Forze Armate: il ministero della Difesa è appannaggio di un miliare; il budget dev’essere discusso da un Consiglio di difesa nazionale, più il citato articolo sulle corti militari per i civili. Religione: la Shari’a resta la principale fonte del diritto nazionale (come nella contestata Carta di Mursi - sic - e com’era la Costituzione di Sadat), i partiti politici non possono essere formati su base religiosa. Diritti: non sono ammesse formazioni politiche basate su genere, razza, etnìa; i gruppi politici non devono avere strutture paramilitari. I cittadini possono manifestare pacificamente, sebbene all’articolo 174…
Quali elezioni - Resta un mistero se, quando e cosa si potrà votare. Durante i dibattimenti della Costituente si pensava d’indire elezioni politiche in un periodo compreso fra i 30 e i 90 giorni dopo l’approvazione della stessa. Quindi affrontare la spinosa questione del nuovo presidente che continua a vedere gli islamici del Paese contestare l’illegittima rimozione di Mursi. Ma il Fronte laico, debole nei suoi partiti, potrebbe inciampare fra le proprie divisioni. Per ciò escogita di lanciare in prima battuta l’elezione presidenziale, proponendo in luogo della terna dei propri leader (Moussa-Sabbahi-ElBaradei, candidati ormai bruciati) la figura dell’uomo forte Al-Sisi, popolarissimo fra gli egiziani conservatori, amanti dell’ordine e dei fasti passati. Un effetto egualmente trainante la candidatura di Al-Sisi potrebbe averla di fronte a contemporanee elezioni parlamentari e presidenziali. Seppure l’incognita, prima che burocratico-amministrativa, resta politica. 

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