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martedì 5 novembre 2024

Mainstream mediatico e la protesta spogliata

 


I riflettori e le telecamere puntati sull’ovviamente vestitissima Kamala Harris, che spera di diventare prima presidente donna degli Stati Uniti, hanno lasciato cadere la notizia della volontariamente discinta iraniana Ahoo Daryaei. La quale tre giorni or sono era stata filmata nell’Unità di Scienza e Ricerca dell'Università Azad di Teheran mentre si aggirava in reggiseno e slip fra altri studenti maschi e varie studentesse rigorosamente in chador. Il video stesso, ripreso amatorialmente da una persona presente, mostrava prima un approccio interlocutorio verso la giovane da parte d’un uomo e una donna, forse di passaggio o forse appartenenti alla Gašt-e eršâd la nota polizia morale che vigila sull’uso del velo femminile. Poi evidenziava, seppure a distanza, come la ragazza venisse prelevata da un nucleo in borghese, probabilmente di basij. Non si sa ancora se Ahoo sia passata per una centrale di polizia. E mentre su parecchi social il filmato veniva diffuso e osannato come un’estrema protesta, ancor più clamorosa fra le tante che continuano a resistere alla repressione avviata dal 2022 dopo l’uccisione di Mahsa Amini, sempre per una ragione di velo mal indossato, altre voci sostengono che la ragazza sia stata condotta in un centro medico per indagare sul suo stato di salute mentale. Comitati studenteschi di opposizione al governo lanciano l’allarme su tale ipotesi: in altre circostanze più d’un attivista è stato tacciato di follìa o di patologie psichiche. Di più per ora non è dato sapere anche per i noti filtri imposti per “ragioni di sicurezza” dalla Repubblica Islamica iraniana. Ma pur in mancanza d’una chiara versione dei fatti, la ragazza in biancheria intima, non si sa se protestataria o meno, avrebbe avuto il privilegio di aperture di tiggì e prime pagine di giornali, se in questi giorni l’appuntamento elettorale americano non avesse occupato interamente la scena.

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