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martedì 9 luglio 2024

India, lezioni d’induismo

 


Dopo la grande avanzata elettorale del mese scorso il blocco denominato India, che raccoglie gran parte dell’antagonismo al Bharatiya Janata Party del confermato premier Modi, rende il Parlamento molto meno soggetto ai voleri del partito di maggioranza, relativa e non più assoluta. L’opposizione ha conquistato seggi, compattezza, fiducia e durante la sessione d’insediamento della 18° Lok Sabha (la Camera bassa della Federazione indiana) si è assistito a una sorta di lezione d’induismo a casa degli hindu. A sviscerarla è stato l’uomo simbolo del riscatto anti Modi, quel Rahul Gandhi emancipato dal ruolo di predestinato della politica nazionale. Figlio, nipote, pronipote d’una casta familiare che lotta contro le caste etnico-sociali ma ingombra la scena dall’epoca della nascita dell’India moderna. Eppure appartenere al clan Nerhu-Gandhi è stato per Rahul quasi più un peso che un vantaggio. Solo ora, a cinquant’anni suonati, riesce ad aprirsi spazi direttivi, rilanciando il malconcio Partito del Congresso e la stessa coalizione India. Cosa s’inventa dopo la ‘lunga marcia’ che l’ha fatto conoscere ai più? Pur non essendo un teologo Rahul, davanti ai deputati riuniti in consesso, ha avviato una riflessione sulle radici dell’induismo. L’ha rivolta all’attualità, entrando nel terreno solitamente percorso dai propagandisti hindu, compresi gli onorevoli e i ministri degli esecutivi formati da Modi. Ha scomodato la scrittura e l’iconografia del culto col maggior seguito di fedeli nel Paese, ricordando che: “Essere veri hindu significa essere amanti della pace, tolleranti, veritieri e senza paura. Coloro che spesso si proclamano hindu non mostrano questi princìpi”. Un colpo durissimo al leader del Bjp che sull’identità religiosa ha creato l’appartenenza politica dei concittadini elettori. E allora, chi è un vero hindu? Rahul non ha dubbi.

 

Chi si richiama all’insegnamento del Mahatma e dunque alla non violenza. Sono hindu coloro che l’hanno conosciuto e continuano a vedere la sua eredità come il principale antagonista d’un altro induismo”. Poi domanda: “La violenza rappresenta un anatema al vero induismo o è una caratteristica distintiva della storia dell’Hindutva?” Per rispondere cita un recente testo di Vinayak Chaturvedi: Hindutva and Violence: V.D. Savarkar and the Politics of History. Gli studiosi sottolineano come  l’autore non sia un sostenitore del Partito del Congresso né tantomeno un militante di sinistra. Per giunta i genitori l’hanno denominato Vinayak in onore dello stesso Savarkar. Dovevano essergli fedeli… Chaturvedi afferma che l’intento del suo libro è quello di “comprendere il pensiero di Savarkar, non di lodarlo o d’infangarlo”. Nello studio dell'intera e considerevole opera di Savarkar, Chaturvedi trova che “il concetto di violenza era al centro della definizione dell’Hindutva”. "Gli hindu non solo erano esistiti in uno stato di guerra in passato, ma avevano anche bisogno di abbracciare la guerra permanente come parte del loro futuro" perché "gli hindu si comprendono come tali solo attraverso atti di violenza." Questo però è l’induismo di Savarkar, non dei testi sacri, e l’esegeta Chaturvedi che l’ha studiato sostiene come “l'ala destra dell'Hindutva s’impegna regolarmente in quello che viene chiamato ‘Shastra puja’, la propiziazione attraverso l’uso di armi da fuoco…”. Insomma in apertura dei lavori assembleari l’ultimo dei Gandhi ha messo il dito nella ferita purulenta della nazione indiana con affermazioni dirette e concetti duri, ma usando la pacatezza che lo caratterizza. Così ha solleticato lo spirito critico dei partner del blocco India, intervenuti anch’essi contro i fallimenti sociali dei governi finora guidati da Modi, fallimenti di cui dovrebbe rispondere personalmente visto i disastri causati sul terreno dell’occupazione e della salute pubblica. L’accusa al Bjp è esplicita: usare l’induismo per mascherare copiose magagne economiche e politiche, strumentalizzarlo con una lettura violenta e fondamentalista del fanatico fondatore dell’Hindutva, discriminare altre fedi e voci della nazione. Secondo Rahul e alleati non può durare. Modi risponderà cambiando rotta?

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