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martedì 14 febbraio 2023

Kahramanmaraş, le tre sorelle

 


Lo guardi l’intrigo di ferri contorti, e già ti scoraggia. Tondini incastrati e disincastrati da blocchi di cemento, quelli che reggono e quelli sbriciolati, e la polvere che solleva la voce di chi grida soccorrendo, cercando chi ha il fiato mozzato dal tempo oltreché dall’angoscia. Duecento ore, otto giorni che diventeranno nove incuneati nella penombra dalla quale filtra più polvere che luce. Eppure il chiarore si vede di lontano, in quella sala diventata corridoio di vita e che può, fra qualche attimo quando il cuore non dovesse rispondere più, trasformarsi in sepolcro. Come quello studiato a scuola, piramidi e tombe ipogee, ma lì ci finivano a fine vita, sebbene non fosse durata a lungo come alla bella regina Nefertari, di cui ricordano lo sguardo seducente di donna. Pensieri di attimi che possono durare ore, mentre si parlano tre sorelle, s’incoraggiano l’un l’altra nella giovane età di ciascuna: diciassette, quindici, dodici anni. L’odore di morte è attorno. La iattura e il miracolo di essere strette in un luogo angusto di quel palazzone di Kahramanmaraş sbriciolato e diventato una montagna attorno alla quale scava gente che non s’è accorta di loro. I soccorritori sono lì per salvare, il limite dei tre giorni è fisiologico, ma poi i prodigi si sono susseguiti: sepolti eppure vivi, sommersi ma salvati. A cento ore dal rombo e dallo squasso, e poi a centocinquanta. Chi è sotto dispera e ci spera. Chi respira fuori è caparbiamente attaccato alla vita di salvare le vite. Lo fa per mestiere oppure no, perché i parenti, gli amici, il vicinato che è salvo e può aiutare, non si rassegna ed è lì a sbancare macerie per restituire alla luce. Rinascite continue nei giorni segnati dalla lugubre conta di chi non ce l’ha fatta, cifre pazzesche in perversa crescita esponenziale. E il tormento più tagliente, che sotto restano altrettante anime di quelle già contate quali martiri del diabolico sisma. Oggi le individuano Zenep, Herin, Şirin le tre sorelle intrappolate, che si tengono al mondo con la forza della propria gioventù. Col voler essere amate dalla vita in un giorno d’amore. Occorre far presto, essere fortunati, essere coscienziosamente tenaci per riportarle in piedi in un orizzonte diventato quasi del tutto orizzontale. 


 

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