Cinque anni aveva la
bimba andata a comperare biscotti in un negozio della periferia sudest di
Karachi, l’enorme porto pachistano sul Golfo dell’Oman. Non è più rientrata in
famiglia. Il corpicino è stato rinvenuto giorni fa carbonizzato e un’indagine
di medicina legale ha aggiunto orrore a orrore: la piccola era stata stuprata.
Purtroppo simili episodi sono frequenti nel popoloso Paese islamico, che come
ovunque nel mondo conta un’infinità di crimini di genere. Poco dopo a subìre lo
stupro da parte di due trentenni, poi individuati dalla polizia, è stata una
donna che viaggiava in auto con la prole. Fermatasi nella città Gujranwala, nel
Punjab, perché la vettura aveva esaurito il carburante s’era vista avvicinare dalla
coppia. L’oscurità e l’isolamento hanno favorito la bestialità dei gaglioffi
responsabili d’un vero assalto con tanto di rottura dei vetri e del rapimento
della madre sotto gli occhi dei figli atterriti. La donna, oltre allo stupro,
ha denunciato il furto di gioielli e denaro, ma s’è sentita accusata dal capo
della stazione di polizia cui s’era rivolta di comportamento non consono alla
sua incolumità. Così la vicenda è finita sui media e sui social rilanciando un
acceso dibattito sulla condizione femminile. Sono intervenute avvocate dei
diritti, personaggi pubblici, lo stesso premier Imran Khan, che ha condannato
gli episodi, compresi i commenti del sedicente tutore dell’ordine. Per l’eco
sollevata in varie città si sono svolti cortei, centinaia le donne urlanti nel richiedere la pena di morte per questi
crimini. Periodicamente simili proteste agitano le affollatissime strade
pakistane, dove fra l’altro rapimenti di bambini finalizzati alla
brutalizzazione sessuale diventano frequentissimi. Le attiviste denunciano come
accanto all’aberrazione convivono un fatalismo e una mercificazione del corpo
femminile oggetto d’un crescente degrado delittuoso. Ma cresce anche un
maschilismo laico che affianca l’oscurantismo del fanatismo confessionale, teorizzatore
d’una donna sempre e comunque subordinata. Infatti il poliziotto domandava alla
signora stuprata cosa ci facesse di notte per via, perché non si fosse
premunita con un sufficiente pieno di carburante. E soprattutto perché non viaggiasse
con una figura maschile al fianco. Gran clamore sulle vicende, ma regole sempre
lasse riguardo alla violenza di genere e allo sfruttamento dei minori. Il
Pakistan occupa la 147^ posizione su 182 nazioni riguardo ai diritti dei
bambini, nei suoi distretti gli indici di mortalità e di malnutrizione restano
altissimi.
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