Fra i passaggi di truppe di quello che dopo la Siria diventa il
fronte mercenario più battuto del Mediterraneo, l’agenzia Reuters annuncia un corposo ritiro di combattenti in Libia. Sono
soprattutto i russi del discusso Wagner Group, attivi nei mesi scorsi in alcuni
quartieri di Tripoli a sostegno dell’Armata nazionale libica del maresciallo
Haftar che s’oppone all’esercito del presidente Serraj. Diverse centinaia di
contractor hanno viaggiato su pick up e camion verso la base aerea di
Al-Watiya, non distante dalla frontiera tunisina, per essere imbarcati su aerei
militari e lasciare il territorio. Non è chiaro se sarà un addio alle armi
definitivo (per loro sarebbe un controsenso), probabilmente no perché le
manovre di guerra aperta o strisciante continueranno. Da inizio anno l’impegno
turco sul suolo libico - in genere per addestramento truppe, ma pure con
l’impiego di droni che hanno messo in difficoltà proprio il ‘battaglione
Wagner’ - hanno rimesso in discussione gli amorosi sensi che su un altro campo
di battaglia mercenario, quello siriano, avevano fatto avvicinare Erdoğan e
Putin. Ciascuno tenendo buoni i propri alleati e combattendo i nemici, comunque
riavvicinati dopo gli attriti del 2017. La Libia sembra riallontanare i due autocrati,
che nel Mediterraneo hanno interessi geopolitici da assolvere, in più su uno
scacchiere diventato un crocevia per attori minori (Egitto, Emirati Arabi) e
per un affarismo di guerra dove sguazzano imprenditori attratti dai lauti
guadagni nel fornire servizi di pattugliamento, cecchinaggio e guerriglia,
secondo richieste e bisogni.
Le maggiori agenzie fanno riferimento a mister Prince, affarista
americano delle armi in affitto, e a gospodin Prigozhin, magnate russo fattosi
forte con ristorazione e casinò poi invaghitosi degli appalti militari. Il
primo è un ex marines che ha messo la sua creatura più famosa, Blackwater, al
servizio di vari presidenti statunitensi su diversi terreni di guerra, fino a
doverla sciogliere per un’inchiesta parlamentare. La sua lucrosa attività
prosegua con altri marchi (Academi, Frontier Services) buoni per scontri sul
campo oppure vigilanza in zone ad alto rischio, come certi impianti estrattivi
in Africa. Eugenij Prigozhin, col Gruppo
Wagner ha fatto molto di più, aggiungendo all’affarismo dei contractor, un
diretto rapporto con l’appaltatore principe: il presidente Putin. In seno al
Wagner al mercenario è richiesta non solo una ‘prestazione tecnica’, ma un’adesione
alla causa. Infatti ‘Wagner’ più che un’agenzia è ritenuta da molti osservatori
un esplicito gruppo paramilitare. Lo guida un personaggio esperto, Dmitry
Utkin, già colonnello delle Forze speciali russe. All’interno di queste unità
trovano collocazione ex militari e miliziani d’ogni risma, con trascorsi da
signorotti della guerra o canaglie matricolate delle guerre sporche, insomma
soggetti speculari ai tagliagole dell’Isis contro cui hanno battagliato in
Iraq e Siria. Così dietro le armate e gli eserciti popolari, l’orizzonte libico
continua a restare offuscato da affari personali e affari di Stato in un
intreccio serratissimo d’incastri di potere.
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