Ghaffar come valuta Hambastagi il possibile accordo di pace
fra statunitensi e talebani?
Lo consideriamo il
solito gioco americano: pace senza giustizia… La verità è che Stati Uniti e
Nato non vogliono pacificare il nostro Paese, puntano a cronicizzare la
destabilizzazione per farne un terreno di scontro coi giganti russo e cinese.
Ovviamente non ne restano fuori le potenze regionali: Pakistan, Iran, Arabia
Saudita. L’Afghanistan resterà un campo di battaglia per prossimi conflitti,
per distrarre la nostra gente dalla situazione disperata in cui versa. Magari
distrarla dalle stesse elezioni presidenziali con cui gli Stati Uniti hanno governato
sotto copertura sin dai tempi del primo mandato a Karzai. Il prossimo
presidente afghano sarà l’ennesimo burattino nelle mani di Washington. E’ utile
sottolineare che più degli anni passati ogni grande potenza mira a sostenere il
proprio gruppo talebano, perciò gli Usa, temendo di perdere il controllo su
questo scacchiere, insistono sugli accordi. Ai vari gruppi talebani sta bene
perché gli viene riconosciuto una gestione territoriale e magari istituzionale. Mentre gli
americani resteranno in Afghanistan senza perdere la padronanza delle basi istallate,
le affideranno ai Black Waters (una delle società di mercenari più gettonata si
chiama Academia), gente senza regole d’ingaggio, priva di ogni scrupolo, soggetti
violenti e brutali. Le nostre città, i nostri villaggi vedranno, a seconda
delle aree, la presenza di miliziani coi turbanti oppure di mercenari. Questo è
l’accordo di “pace”.
Dunque l’eventuale compromesso si giocherà sempre sulla
pelle della popolazione?
Sarà addirittura peggio.
La situazione peggiora giorno per giorno, soprattutto a danno delle donne. Criminali
da anni promossi a statisti, i nomi sono sui giornali e siti di tutto il mondo:
Abdullah, Atta, Dostum, Hekmatyar, Sayaf, Mohaqiq non sono mai stati condannati
per nessuno dei crimini commessi, continuano a delinquere nei ruoli
istituzionali e continueranno a farlo in futuro. Questa via si spalanca a talebani
e all’Isis afghano. Fra l’altro solo tre, quattro gruppi taliban hanno aderito
ai cosiddetti colloqui di pace. Il portavoce Stanekzai non è riconosciuto da
altri capi che lo considerano una spia americana; anche lui è stato addestrato
in America, come Khalizad, Ghani, Karzai. Purtroppo la popolazione soffrirà
maggiormente, le donne per prime. Gli attacchi contro i civili non cesseranno.
Il fatto che l’attuale governo Ghani sia escluso dal tavolo,
emargina gli attori del cosiddetto Afghanistan della transizione alla democrazia?
Sì, Ghani è stato
escluso dai colloqui. Significa che non viene più riconosciuto, non ha controllo del territorio
né autorità per essere una marionetta ideale. Hambastagi l’ha sempre sostenuto:
ognuna delle grandi potenze ha i suoi uomini nel governo, e sul territorio
afghano vuole avere il suo pezzo di potere. Karzai ultimamente s’è avvicinato
alla Russia; Ghani è pro-Usa. Non si metteranno mai d’accordo su nulla. Anche
Hekmatyar è stato escluso dai colloqui. Noi di Hamabastagi abbiamo indagato sui
motivi: voleva troppo per sé, chiedeva denaro, potere, un esercito di uomini
modernamente armati, troppo per un solo uomo, anche se col suo trascorso. Ripeto: dev’essere chiaro che
questi criminali non sono d’accordo su niente, si uniscono apparentemente, lo
scopo è dividersi il potere. Hekmatyar correrà da solo alle presidenziali, non
ha alleati. Mentre Ghani è screditato, ormai è bruciato.
Gli esclusi dal tavolo potrebbero diventare oppositori a un
governo che ricade nel peggior oscurantismo?
Quel che potrebbero fare
è un’opposizione-farsa. Un esempio: nel 2015 le parti erano Dostum e Ghani
contro Atta-Mohaqiq. A un tratto Dostum sparì, volevano farlo fuori (forse
anche fisicamente, ndr) e lui adducendo motivi di salute riparò in Turchia. In
Turchia si son ritrovati altri ex signori della guerra per combinare una sorta
di alleanza, poiché, come dicevo, questi gaglioffi si alleano solo per ragioni di
dominio. Quando acquistano potere, ruoli e funzioni ricominciano a criticarsi e
scontrarsi. E’ un gioco che abbiamo sotto gli occhi da decenni. La verità è che
fra costoro non esistono accordi, c’è la tattica di minacciare la guerra, a
volte farsela, per poi spartirsi il potere.
Gli attuali mediatori talebani sembrerebbero disposti ad
aperture: sostengono (almeno a parole) istruzione anche al femminile, spazi per
le donne nella rappresentanza istituzionale, parlano addirittura di diritti…
I diritti, l’istruzione,
la questione di genere sono per loro insignificanti. Hanno commesso sempre
terribili violenze contro le donne, non cambieranno idea. Dicono quello che i
capi statunitensi vogliono che dicano. Sia chiaro: non esistono talebani
moderati, il concetto è un’invenzione occidentale. Durante le trattative certi miliziani hanno continuato a commettere crimini contro le donne. Questi misogini
continueranno a fare peggio, magari in altro modo, hanno diverse modalità
per discriminare, possono farlo apertamente, in maniera celata, tramite il
parlamento e le leggi. Per loro le donne sono animali, oggetti di poco valore.
L’unica soluzione è la lotta. Le donne afghane dovranno conquistare la loro
autonomia, i loro diritti. Dovranno organizzarsi in modo autonomo, non possono
aspettarsi niente di positivo.
I talebani propongono una riscrittura della Costituzione, affermano
che a formularla dovranno essere ulema, giuristi, studenti coranici. La Carta
costituzionale può peggiorare?
Nelle mani di costoro
ogni carta, anche la migliore, diventa carta straccia. Nessuna norma a favore
dei diritti o a favore delle donne è mai stata applicata in Afghanistan, anche
se apparentemente il governo firma la Costituzione o altre leggi dichiarate a
favore delle donne.
Possibile che le minoranze laiche non riescano ad avere
quella voce che la generazione di militanti cui lei appartiene ha reclamato,
anche a rischio dell’incolumità?
Noi usiamo lo strumento
della laicità per screditare l’utilizzo che in Afghanistan si fa della religione.
La fede viene utilizzata per opprimere la popolazione. Usiamo la laicità
per chiedere diritti, perché siamo consapevoli che solo con la laicità le donne
potranno aspirare alla libertà. Questo ovviamente ci espone ad attacchi, ma
ogni volta siamo più forti e convincenti.
La gioventù afghana continua a subire certi influssi di tradizione
e religione?
Difficile dirlo, nessuno
avrebbe mai il coraggio di dichiararsi non-musulmano in Afghanistan. Difficile
saperlo con certezza… Certamente sempre più ragazzi criticano l’utilizzo che si
fa della religione. I fondamentalisti lavorano moltissimo all’interno delle
università, per condizionare le menti, influenzarle, omologarle. Per
assurdo entrambe le parti, i fondamentalisti e quelli che aspirano a una
società laica, aumentano di numero. Ma se dovessimo paragonare gli attuali studenti universitari di Kabul a quelli degli anni Settanta, non ci sarebbe confronto...
Insomma la società afghana è sempre bloccata da: guerra,
occupazione straniera, warlords, tribalismo, fondamentalismo, mancanza di reali
aiuti progressivi, economia reale, distribuzione di lavoro e ricchezza…
Sì, è così. Una società
paralizzata e impedita nella crescita proprio da questi fattori che ci bloccano
da quarant’anni.
Di recente lei è stata protagonista d’un filmato italiano che
parla di attiviste d’opposizione. Chi in Afghanistan lotta per i diritti oltre
all’informazione di quali strumenti necessiterebbe?
Nel nostro Paese ci
servono le persone, senza people non
siamo niente. Dall’estero abbiamo bisogno di appoggio politico, dite ai vostri
governi di smettere di puntellare i signori della guerra e i fondamentalisti. Sostenete
le vere forze progressiste che agiscono in Afghanistan per un bene comune.
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