C’è un via vai da sabato scorso in alcuni obitori del Cairo.
Un via vai di uomini e donne che scrutano cadaveri. Quattordici freddati
nell’area denominata 6 Ottobre, che sorge a ovest della zona delle famose
Piramidi dove s’è verificato l’attentato contro i turisti vietnamiti, sedici in
un altro condominio sempre di Giza. Più la decina fatta fuori dalle forze
speciali in una zona controllata del Sinai settentrionale. Rappresentano la
risposta alla sfida che il jihadismo, o l’opposizione armata interna, lancia al
regime per rimettere in difficoltà l’economia nazionale in un settore
strategico come quello turistico. Sisi è stato tranciante: stroncare il
terrorismo, sebbene quel refrain risuona da quando lui prese il potere
ufficialmente con la prima elezione del maggio 2014. Ma il generale-presidente
non è riuscito ad allontanare lo spettro di attentati che si sono ripetuti e
costituiscono l’incognita con cui si misurano gli apparati di sicurezza.
Quest’ultimi risultano efficienti nel perseguitare giovani e oppositori, molto
meno nel prevenire attentati e cacciare i terroristi. Visto l’alto livello
d’informatori di cui gli apparati si servono e la pratica di retribuire la
delazione, secondo qualche osservatore, tutto ciò accade per scelta. Così fra
la gente regnano paura e incertezza e le Forze armate possono perpetuare
quell’emergenza perenne che sa di Stato d’assedio.
Il via vai negli obitori, serve a dare un nome ai presunti
terroristi falciati dai colpi polizieschi nei giorni scorsi, in modo che lo
Stato riesce a dare in pasto all’opinione pubblica la propria risposta
efficiente in fatto di ordine. Ma all’associazione ‘Familiari di persone
scomparse forzatamente’ c’è allarme, sono loro ad accertarsi che i corpi senza vita allineati in quest’ultima occasione non siano figli, fratelli, parenti di
cui da mesi, o peggio da anni, non giungono più notizie. Se qualcuno dovesse
riconoscere un morto, avrebbe la magra consolazione di ritrovare il proprio
caro, passato per le armi dai mukhabarat con l’accusa di un’appartenenza
terroristica. E’ già accaduto e il meccanismo si perpetua. Tutto ciò non ha
nulla a che fare con la caccia al jihadismo reale, che esiste in alcune zone,
trovando peraltro proprio nella repressione estremizzata un terreno fertile per
il reclutamento. Il pericolo per la popolazione interna e per i turisti è
innegabile, ma da oltre quattro anni l’attenzione di Sisi e dei suoi
collaboratori è volta a colpire gli oppositori politici interni d’ogni peso
e colore, paragonando quest’ultimi a terroristi, invece di attaccare i veri terroristi.
La storia di Sayed Elmanse, che narriamo di seguito, è solo una delle tante
subìte da giovani egiziani, che ci auguriamo di non dover ritrovare nell’elenco
di nemici dell’Egitto eliminati senza tanti scrupoli da ligi esecutori.
Oggi Elmanse ha 22 anni, entra ed esce dalle galere da quando
ne aveva 17. Apparteneva al ‘Movimento 6 aprile’, quindi al Dostour Party. Il
primo impatto con la repressione è di quelli che lasciano i segni sulla pelle e
nella psiche: mani legate, occhi bendati, scosse elettriche sui genitali e
bastonate in più parti del corpo (il trattamento riservato a Giulio Regeni).
Sayed finisce nella sezione giovanile del quartier generale di Maadi con
l’accusa di attentato ai beni pubblici e privati dello Stato. La famiglia non
riesce a seguire tutti i percorsi di detenzione: dentro e fuori stazioni di polizia, Dar El Salaam,
Abdeen, Qasr El Aini e il carcere speciale di Tora. La polizia l’accusa
di essere: fratello musulmano, terrorista, di possedere e aver fatto uso di
armi. La spirale della repressione, della quale fanno parte gli stessi
magistrati che incriminano anche in assenza di prove e non fanno rispettare
alcun diritto del recluso che, gli riserva, assieme alle torture, l’obbligo di marcire
in celle fredde e umidissime, lerce e rischiose per la salute. Esistono
notizie di giovani che contraggono malattie infettive da simili reclusioni. A
simili denunce lanciate da familiari, ong locali e internazionali, il governo
non risponde o rigetta le accuse parlando d’ingerenze e complotto contro la
nazione da parte di forze straniere. Molti Paesi, fra cui le potenze mondiali
statunitense e russa per interessi geopolitici ed economici, lasciano cadere qualsiasi
grido d’allarme. Mentre i militari continuano a perseguitare la migliore
gioventù d’Egitto.
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