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martedì 30 maggio 2017

Mondi e fedi della strage perenne

Giorni addietro, in uno spettrale intervento sui social media anche più cieco del fondamentalismo, qualcuno ha definito l’assassinio dei 29 pellegrini copti benaugurante per l’avvio del Ramadan. Al torbido commentatore islamista facevano eco i crociati dell’informazione nostrana pronti a ribadire che l’unica soluzione è lo scontro, cercando vendette a tuttotondo nei confronti dell’Isis, di jihadisti veri e presunti, quindi imam e ayatollah, fedeli e miscredenti arabi, turchi o persiani, e minoranze etniche, e rifugiati, e migranti: insomma i barbari che minacciano Santa Romana Chiesa. L’affermano apertamente, questi difensori delle nostre radici che non si dichiarano oltranzisti. Parlano in luogo dello stesso pontefice, troppo acquiescente verso i diversi, un genere di gesuita in odore di ribellismo sovversivo. E se giunge l’altra ferale notizia che chi di massacri vive, perché il suo piano non è neppure il Jihad islamista ma la mattanza sanguinaria, ha colpito ancora e nella martoriata Baghdad, e ha maciullato fedeli islamici che di sera, interrompendo il digiuno, mangiavano, chiacchieravano, s’incontravano com’è bello fare nelle calde serate che preannunciano l’estate, i nostri paladini vanno oltre senza smentire le ferree tesi.

L’odio dell’Isis che uccide cristiani e non nelle strade dell’Occidente, segue lo stesso percorso in altri angoli del mondo. Scanna senza tregua infedeli e figli suoi, mira a un potere speculare a quello che dice di combattere: il disegno imperiale tuttora signore e padrone delle genti d’ogni continente. Il sovrano di questo turbinio stragista è ormai nudo, come lo è la logica che dice di mettere in sicurezza il pianeta mentre cinicamente ne ha stabilito la fine per guerre e asfissia. Entrambi questi prìncipi della morte continuano ad aggregare combattenti sul proprio fronte, dove certezze e fanatismo cementano aride esistenze prive di sensazioni e sentimenti. Chi ne lamenta l’insano approccio è bollato come vile o demente e soggiogato al nemico. Chi propone conoscenza e confronto è tacciato di cieca pazzia. Chi ricorda come in tanti casi solo l’incontro apre occhi e menti a qualche prospettiva che preservi la vita e guardi al domani, è ridicolizzato. Non è solo buona volontà, sarebbe ragione. Non è solo razionalità, è umana morale. Insieme dovrebbero rimescolare le carte d’un mondo senza bussola. Se dovesse accadere, se accadrà i fronti si scompiglieranno: Occidente e Oriente, copti e musulmani, sciti e sunniti si ritroveranno insieme per opporsi a quelle parti di sé che tengono bloccata la storia degli uomini, delle fedi, del pensiero. Ne dissanguano il presente, ne bloccano il futuro.  

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