Nella Turchia morente per stragi o per il tiro
al bersaglio di sicari di partito e di Stato, non poteva mancare l’assassinio
della trans. Per il maschilismo sempiterno, il perbenismo censore, la
proiezione criminale che usa e abusa, distrugge e getta via. Così il cadavere
mutilato e bruciacchiato di Hande Kader è stato rinvenuto in una zona bene
della Istanbul dai cento volti. Hande era una trans molto nota nel Paese,
assurta a simbolo di un movimento Lgbti (lesbian, gay, bisexual, transgender,
intersex). L’avevano fotografata mentre s’opponeva agli idranti della polizia quando
a giugno provava a manifestare contro la repressione poliziesca del Gay Pride.
L’avevano fermata e malmenata. Come altre attiviste chiedeva libertà per le
proprie scelte sessuali e dignità per la persona, e rivolgeva queste richieste
a un regime ossessionato dal pensiero unico nel pensare, parlare, pregare, comportarsi,
vestirsi. Hande era scomoda per la caparbietà con cui inseguiva il desiderio
diventato volontà d’esprimere e vivere il proprio mondo. La sua eliminazione è
di per sé un omicidio politico, specie in un sistema che insegue con foga
modelli uniformanti e vuole imporli a tutti.
Ma questo sistema non veste solo il minimalismo
degli spezzati presidenziali o il velo che da contrassegno si trasforma in
imposizione di ritorno rispetto ai precedenti dogmi kemalisti. Rappresenta un’idea
criminale e violenta ampiamente diffusa nelle società che puntano il dito sulle
altrui vergogne, che divulgano omologazione e supremazia sessuale tramite i
propri brand, di cui l’Occidente e certi “made in” vanno fieri. Non è un caso
che nella graduatoria dell’infamia assassina, monitorata negli ultimi sette anni,
la Turchia preceda con 41 omicidi di trangender l’Italia che ne segna 33. Se
poi s’inseguono le tristi cronologie del femminicidio i numeri vanno in tripla
cifra. Ieri lungo l’Istikal Caddisi di Istanbul duecento attiviste del
movimento Lgbti chiedevano giustizia per quest’ennesimo misfatto, che è si
regime ma pure di popolo. Di quella grossa fetta di popolo maschio e
maschilista che ritiene gli altri generi inferiori a sé e comunque li utilizza.
Erano duecento, determinate ma solo duecento. Forse anche perché fra gli
oppositori di Erdoğan, ogni tipo d’oppositore, queste battaglie sono ritenute secondarie
rispetto ad altre lotte. E, come da noi, risultano meno importanti. Come le
vite delle tante Hande che se ne vanno.
Nessun commento:
Posta un commento