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giovedì 17 dicembre 2015

Kobanê, la buona scuola per contrastare l’Isis

La forza di certa politica rivolta al popolo sta nel realizzare quel che serve in maniera opposta al populismo che spesso enuncia solo e non fa. Dal Rojava - regione sul confine turco-siriano dove la vita è comunque bella seppur difficile, visto che gli abitanti devono vedersela coi miliziani neri dell’Isis - giungono notizie su una particolare riforma della scuola. In situazione d’emergenza, perché lì vige il primum vivere, ma argutamente le autorità kurde del cantone di Kobanê, hanno compreso che contro ogni assedio un’arma formidabile è rappresentata dall’istruzione della propria gente. Certo, gli oltre settemila bambini in età scolare primaria (i dati riguardano una fascia corrispondente alle nostre elementari) devono accontentarsi solo di sette edifici ancora in piedi, risparmiati da ogni genere di bomba e granata. Ma in quella precarietà pulsa un progetto educativo a tuttotondo che adotta princìpi semplici della pedagogia: stabilire ascolto e relazione fra insegnanti e alunni, evitare le punizioni, soprattutto quelle fisiche che in alcune zone rurali, per consuetudini sedimentate, sussistono tuttora.

Nel piano di formazione, anche comportamentale della comunità, ci si rapporta ai familiari dei bambini affinché antichi retaggi scompaiano e si crei collaborazione e comprensione in ogni fase della vita infantile e adulta. Un insegnante che ci ha narrato la vicenda non nasconde la difficoltà del percorso, ma evidenzia il robusto legame seguito ai copiosi sforzi di attenzione, spiegazione, partecipazione fra quest’idea di scuola e la società dove si sta sviluppando. Quella collettività resta aperta e solidale, scopre e difende i valori di competenza, fiducia, collaborazione, responsabilizzazione fra gli adulti attuali e quegli adulti del domani che sono i bambini. Nel sentirsi parte attiva di un’entità scolastica e anche sociale, non mancano i contributi a un aspetto essenziale nella situazione d’emergenza vissuta dal Rojava: il concorso al mantenimento e miglioramento, pure fisico e logistico, di quel che si ha e si va ricreando. Un altro miracolo in cui il maestro di Kobanê spera, riguarda i libri di testo: dalla Turchia non arrivano, men che meno in lingua kurda, perciò lui sogna che, grazie all’aiuto internazionale, la città recuperi, dopo le scuole, una tipografia.

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